Il Covid dilaga a Montecitorio, positivi 3 capigruppo

Gelmini, Crippa e Lollobrigida

OTT 16, 2020 -

Roma, 16 ott. (askanews) – Il coronavirus dilaga anche alla Camera. Oggi hanno reso noto di essere risultati positivi Maria Stella Gelmini, presidente dei deputati Fi, e Davide Crippa, presidente dei deputati M5s, portando a tre – con Francesco Lollobrigida di Fdi – il numero dei capigruppo positivi.

“Tra poche ore – ha scritto questa mattina su Fb Gelmini – avrei dovuto prendere un volo, per andare a Cosenza a dare l’ultimo saluto a Jole Santelli. E invece niente. Anche io sono positiva al Covid, l’ho scoperto stamattina. Sto bene, al momento non ho alcun sintomo. Sono stata super attenta in queste settimane, ma questo virus è subdolo e pericoloso. Massima precauzione e rigore: le uniche ricette per sconfiggerlo. Supereremo anche questa”. Anche Crippa lo annuncia sui social: “Ciao a tutti purtroppo sono risultato positivo al Covid-19 in seguito a test naso faringeo. Volevo rassicurare tutti che sto bene e che sono stati attivati tutti i protocolli previsti”.

La Camera ha subito avviati il tracciamento dei contatti quindi il numero dei deputati che verrà posto in isolamento tornerà a salire. Dopo le diverse decine di assenze per virus della scorsa settimana che hanno causato la mancanza del numero legale in un paio di occasioni, oggi si era quasi tornati alla normalità: solo 9 tra deputati positivi e in quarantena quelli impossibilitati a recarsi a Montecitorio. Ma con i nuovi casi, i tre capigruppo più la deputata M5s Conny Giordano, aumenteranno le persone poste in isolamento.

E aumentano anche le polemiche di chi chiede a gran voce che sia consentito alla Camera di votare a distanza. “Ormai Montecitorio è una roulette russa…”, si sfoga su twitter Enrico Borghi (Pd).”Mi chiedo cosa debba accadere ancora per svegliare dall’inanita’ chi di dovere”, aggiunge. Il deputato dem e costituzionalista Stefano Ceccanti, animatore della raccolta firme per il Parlamento a distanza, fa sapere che le firme “sono arrivate a 114, ma cosa dobbiamo ancora attendere? Forse qualcuno pensa come Don Ferrante nei Promessi Sposi che la pandemia, non essendo né sostanza né accidente, non possa esistere ed entrare a Montecitorio?”. Gli fa eco Erasmo Palazzotto di Leu: “Cos’altro serve per attivare il voto a distanza? Sarebbe più giusto chiedersi cosa, in questo quadro allarmante ostacola una misura di buonsenso. Ogni settimana 630 deputati si spostano, da ogni parte di Italia, per riunirsi, per almeno 3 giorni, in posti chiusi che, nonostante le misure di sicurezza, restano comunque luoghi di assembramento. Ora vi pare serio che mentre chiudiamo le scuole e ipotizziamo un coprifuoco, non siamo in grado di varare un regolamento di emergenza che sospenda riti di voto invariati dal 1947 e disponga una modalità di partecipazione ai lavori di voto da remoto? Perché si ostacola l’introduzione di strumenti di modernizzazione delle istituzioni che renderebbero tutto più semplice e sicuro?”.

Il voto a distanza non convince tutti. “Non c’è bisogno di chiudere Montecitorio per lavorare in sicurezza. Servono misure più efficaci: tamponi, distanziamenti negli uffici, test per tutti (deputati, collaboratori, dipendenti), vaccini antinfluenzali… Se lavorano fabbriche e uffici, anche il Parlamento può farlo”, dice Marco Di Maio, deputato di Italia Viva.

Tuttavia il tema di garantire il funzionamento ma in tutta sicurezza di Montecitorio è all’ordine del giorno quotidianamente ormai. Ieri il presidente della Camera Roberto Fico dopo aver riunito la Giunta per il Regolamento ha spiegato che già dalla prossima settimana si accelererà sulla “digitalizzazione degli atti parlamentari e si discuterà di come la Camera deve lavorare in emergenza a partire dal voto a distanza per i deputati impossibilitati a raggiungere Montecitorio a causa di provvedimenti delle autorità sanitarie”. Sempre ieri mattina si è svolta in presenza la conferenza dei capigruppo con il presidente Fico nche se, assicurano fonti di Montecitorio, la riunione si svolge in tutta sicurezza, dall’inizio dell’emergenza, nella sala della Regina anziché nella biblioteca del presidente, proprio per garantire il rispetto delle distanze.

Luc7int5