L’allarme delle Rsa lombarde: dopo Covid condannati a… – 2

Strutture durante pandemia hanno sostenuto spese enormi

SET 25, 2020 -

Milano, 25 set. (askanews) – Le strutture durante la pandemia hanno sostenuto spese enormi, superiori alle preventivate, tra cui quelle per l’assistenza farmacologica a persone non prese in carico dagli ospedali, il maggior costo dei dpi e il rafforzamento del personale. Da maggio le associazioni del settore sociosanitario chiedono alla Regione che siano riconosciuti a loro favore i budget già deliberati e messi a bilancio, nonostante il calo degli utenti. “Siamo fiduciosi dell’impegno che la Regione Lombardia ha espresso nel voler riconoscere la totalità del budget già assegnato – dichiarano le organizzazioni – chiediamo che si dia urgente attuazione sul piano tecnico alle dichiarazioni rese”.   Altro nodo il riconoscimento economico alle RSA e alle strutture socio-sanitarie da parte del Governo. Le significative risorse stanziate dal DL Rilancio sono orientate pressoché esclusivamente a sostegno di servizi erogati direttamente dal settore pubblico; ciò significa tagliare fuori di fatto tutto quell’ecosistema di privato sociale che in regioni come la Lombardia rappresenta il 90% delle strutture socio-sanitarie.   “Paradossale – spiegano le organizzazioni – è, ad esempio il caso dell’ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) che deve giustamente essere potenziata e che in Lombardia è gestita prevalentemente da Enti del privato non profit; ma le ingenti risorse previste per Regione Lombardia sono destinate all’ADI erogata dalle ASST”. “A ciò si aggiunge il rischio che parte del personale qualificato (es. Infermieri e OSS) oggi operante nei nostri servizi – proseguono – sia attirato dalla possibilità di essere assunto dal pubblico e ciò porterebbe ad ulteriori problemi nell’erogazione dei servizi. D’altra parte, con le tariffe ferme da oltre 10 anni nonostante i 2 rinnovi contrattuali, i maggiori costi e le minori entrate di quest’anno e nessun sostegno da parte di Regione, come facciamo a proseguire nel nostro lavoro? Siamo condannati a chiudere?”.   Infine l’appello al Ministro Speranza a cui gli enti del sociosanitario lombardo fanno due richieste: la prima, che una parte del fondo sanitario nazionale sia vincolata a finanziare il sistema sociosanitario nelle sue diverse articolazioni. La seconda che la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana “nominata senza includere, purtroppo, nessun rappresentante dell’associazionismo, del Terzo Settore, della cooperazione sociale” dia ampio spazio ad un confronto e un dialogo con le organizzazioni che da tempo operano in questi servizi territoriali con competenze non sostituibili e da sempre hanno dimostrato capacità innovative, voglia di sperimentare per meglio rispondere ai bisogni delle persone.