Domani i parlamentari pentastellati alla resa dei conti in assemblea

Di Maio difende le alleanze

SET 23, 2020 -

Roma, 23 set. (askanews) – E’ in programma alle 18 di domani l’assemblea congiunta dei parlamentari del Movimento 5 stelle, alle prese con una delle crisi più aspre dalla sua nascita. In omaggio alle norme sanitare per l’emergenza Covid-19, i deputati saranno nell’auletta dei gruppi di Montecitorio e i senatori collegati via Zoom da una sala di palazzo Madama. Ma le distanze non basteranno, probabilmente, a svelenire un clima sempre più infuocato. Dopo le bordate fra i big di ieri e il florilegio dei retroscena giornalistici che hanno rilanciato l’immagine del “tutti contro tutti”, anche oggi i panni del peacekeeper prova a vestirli Roberto Fico. Mai, da quando è presidente della Camera, aveva preso la parola per due giorni di seguito per commentare le vicende interne del Movimento.

A Montecitorio raccontano che Fico si stia interessando molto da vicino dell’organizzazione della riunione di domani. Oggi torna a chiedere che non si arrivi agli Stati generali attraverso “una lotta tra bande, una guerra, bisogna solo parlarsi con chiarezza”. Intanto prova a minimizzare, parla di sconfitta non storica, perché alle Regionali “c’è già stata”. Anche Alfonso Bonafede prova a circoscrivere l’incendio: nelle elezioni locali, taglia corto il ministro della Giustizia, “abbiamo sempre ottenuto risultati inferiori rispetto alle Politiche. A ogni modo, gli Stati generali sono urgenti anche per questo: rilanciare al più presto l’azione sui territori”.

Giulia Grillo, ex big inciampata nel “rimpasto” della delegazione ministeriale M5s nel passaggio dal Conte 1 al Conte 2, invoca “un percorso di recupero dell’identità che si rifletta sulla nostra linea politica”. Ma l’analisi di Barbara Lezzi, altra ex ministra giubilata, che parla di rischio “scomparsa” per il M5S, è la più impietosa e indica precise responsabilità nei vertici: “E’ stato un disastro. Abbiamo perso ovunque. E tanto. Il 70% che ha votato sì al referendum non ha votato per noi”. Lezzi offre una sponda al capo politico reggente Vito Crimi, criticato ieri da Luigi Di Maio: sulle Regionali, dice, “non credo che Crimi abbia colpe, lui ha fatto un buon lavoro in un momento concitato. Di Maio, inoltre, non dice come le avrebbe organizzate. La responsabilità non è sempre di qualcun altro. Il problema non sono le alleanze.

Abbiamo perso in Puglia, in Campania. Basta guardare la Liguria e alcuni Comuni: la sconfitta riguarda solo il M5S”. E invece proprio le alleanze sono la strada che Luigi Di Maio indica.

“Eravamo in coalizione – rivendica il ministro degli Esteri – a Faenza e a Caivano, e abbiamo vinto al primo turno. Così come siamo riusciti a centrare i ballottaggi, sempre in coalizione, a Matera, Andria, Ariano Irpino, Pomigliano, Giugliano e Manduria.

Non sarà una rivoluzione – ammette – ma è sicuramente una strada.

Una strada che può portarci di nuovo lontano”.

Alla fine, però, il tema vero resta chi, come, quanto conterà nelle decisioni: già ieri Ignazio Corrao, eurodeputato vicino a Di Battista, si era scagliato contro la convocazione dell’assemblea di deputati e senatori: “Che siano i parlamentari nazionali (tutti eletti senza il voto di preferenza a differenza degli altri livelli dove ci sono le preferenze) a discutere di riorganizzazione del movimento è inaccettabile”, aveva tuonato su Facebook. La stessa congerie di dubbi, diffidenze e critiche investe le modalità degli Stati generali: “Non una giornata spot”, è la trincea sulla quale si è attestato Fico, nel suo tentativo di proporsi come “garante”, ma per ora si sa solo che non dovrebbe esserci nessun blitz preventivo con votazioni on line come qualche settimana fa aveva proposto Davide Casaleggio.

Come primo passo per provare a sminare il rischio di una definitiva implosione della galassia a 5 stelle c’è l’assemblea congiunta di domani. Difficile oggi immaginare che sia sufficiente. Ironia della sorte, alla vigilia della riunione dei parlamentari, Beppe Grillo lancia il suo anatema durante un evento del Parlamento europeo: “Non credo più assolutamente nella rappresentanza parlamentare ma credo nella democrazia diretta attraverso il referendum”. Chissà che ne pensano i suoi (ex?) seguaci impegnati nei palazzi romani a celebrare i riti della democrazia rappresentativa.

Int2