##Regionali Marche, centrosinistra a caccia del voto grillino

Niente patto con M5s. Centrodestra unito su Acquaroli

SET 19, 2020 -

Roma, 19 set. (askanews) – Un’alleanza “infattibile” l’aveva definita il capo politico del Movimento Cinquestelle Vito Crimi e così è stato: nelle Marche il laboratorio che doveva portare a un candidato comune tra Pd e M5s per le elezioni regionali non è mai partito. E così il 20 e 21 settembre si sfidano otto candidati presidenti di Regione ma la partita vera, secondo i pronostici, sarà tutta tra Maurizio Mangialardi, sindaco uscente di Senigallia ed ex presidente regionale dell’Anci, per il centrosinistra e Francesco Acquaroli, ex sindaco di Potenza Picena (Macerata) e deputato di Fratelli d’Italia, lanciato come candidato della coalizione di centrodestra da Giorgia Meloni. Per Acquaroli si tratta del secondo tentativo: ci aveva già provato nel 2015, ma allora il centrodestra era diviso.

Nelle Marche si prepara una sfida a cui anche da Roma si guarda, a seconda dei punti di vista, con preoccupazione e attesa. Se Acquaroli riuscisse nell’impresa sarebbe l’ennesimo colpo per le ormai ex regioni rosse: dal 1995 le Marche sono sempre state governate, in varie composizioni, dal centrosinistra. Ma il matrimonio con i Cinquestelle, auspicato dallo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte, non c’è stato. Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che molto si era speso in questo senso, sostiene, alla vigilia del voto, che “nelle Marche la scelta è tra Mangialardi e tra un non pervenuto, un fantasma” perché “per guidare, fare il presidente non basta nascondersi dietro Salvini o essere amico della Meloni e, soprattutto, bisogna essere consapevoli del fatto che i marchigiani non desiderano una deriva populista”. Da parte sua Acquaroli, che alcuni sondaggi danno saldamente avanti nei consensi, ha presentato “un programma di dieci punti strategici per dare una visione e una prospettiva” alle Marche.

Il candidato M5s Marco Mercorelli, uscito vincitore mesi fa dalle regionarie, non ne ha voluto sapere di ritirarsi per fare spazio a un candidato, magari civico, che unisse Pd e M5s e gli appelli all’ex capo politico Luigi Di Maio lanciati dai Dem non sono andati a segno. Da qui tutti i ragionamenti che si fanno nel centrosinistra sul voto “utile” che non beneficia tuttavia dell’escamotage del voto disgiunto non previsto dalla legge elettorale regionale. In un quadro del genere è caccia grossa al voto dei Cinquestelle.

Mangialardi corre sostenuto da sei liste: Pd, RinasciMarche (Verdi, civici e +Europa), Italia Viva-Psi-Demos-Civici, Il Centro, Mangialardi presidente e MarcheCoraggiose (ex M5s e Art. 1). Acquaroli è invece appoggiato da sei liste: Fdi, Lega, Forza Italia, Udc, Movimento per le Marche (nato per iniziativa della deputata ex M5s Rachele Silvestri) e Civitas Civici per Acquaroli.