Coronavirus, Gallera: Lombardia unica a spingere per zona rossa

Al Corsera su riunione 4 marzo: "Fatto di tutto per convincerli"

AGO 1, 2020 -

Milano, 1 ago. (askanews) – “Credo che Regione Lombardia sia stata l’unica a spingere per quella soluzione. Non avevamo paura di quella responsabilità”. Così l’assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera, illustra in un’intervista al Corriere della Sera l’atteggiamento tenuto dall’amministrazione regionale nei confronti del governo sulla necessità di istituire una zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro, i due comuni della Bassa Valseriana dove ai primi di marzo si sviluppò un focolaio del Coronavirus. Ribadendo che la responsabilità sulla mancata realizzazione di un’area cinturata nella Bergamasca è tutta del governo: “Cosa dovevamo fare? Mettergli le mani addosso”.

Sono i primi giorni marzo, spiega l’assesore lombardo, nei comuni della Bassa Valseriana i contagi continuano a salire: “Ci rendiamo conto che non sarebbe bastato un confronto telefonico con il governo. Non abbiamo mandato una mail. Abbiamo pregato Speranza di correre qui a Milano”. Il ministro arriva il 4 marzo: “Gli diamo la mascherina, lui era arrivato senza. La indossa dopo essersi reso conto che noi l’abbiamo tutti”. Poi “gli abbiamo spiegato la drammaticità del momento che a qualcuno a Roma sembrava sfuggire” e “dopo un’ora e mezza si alza, promette che si sarebbe confrontato subito con il premier e riprende l’aereo”.

Dopo il vertice con Speranza, evidenzia Gallera, “pensiamo che entro sera avrebbero annunciato la zona rossa ad Alzano e Nembro. Serviva un segnale forte, perchè da quelle parti la gente continuava a uscire come se niente fosse”. Invece non succede nulla fino al 7 marzo, giorno della decisione del governo di chiudere l’Italia intera: “Credo che il loskdown del Paese sia nato grazie a quella riunione”. Alla domanda se non fosse stato meglio “forzare” quella decisione, l’assessore insiste: “Abbiamo fatto di tutto per convincerli. Poi, visto il dilagare dello tsunami, non so se quei due giorni di anticipo sul lockdown avrebbero cambiato le cose. Però in questi casi la tempestività è tutto”.