Renzi: alla Leopolda su me e Pd sarò chiaro come mai in passato

Senza noi governo non c'è. Capisco rabbia dei miei: Pd toscano è il più forte"

SET 15, 2019 -

Roma, 15 set. (askanews) – Matteo Renzi esce o non esce dal Pd? Tra passi avanti e frenate, la domanda tiene banco nel Pd ormai da settimane e il ‘tormentone’ aumenta via via che si avvicina l’appuntamento con la Leopolda, in programma tra un mese a Firenze.

Del resto è lo stesso Renzi a lasciare sempre un margine di dubbio su quali siano le sue reali intenzioni. Lo fa anche oggi, in una intervista al ‘Corriere Fiorentino’, dorso locale del ‘Corriere della Sera’. Renzi parla da “fiorentino e da senatore eletto qui” ed esprime la sua convinzione che “questo governo di emergenza ha la possibilità di recuperare il rapporto con la città non con qualche poltrona ma con una vera e propria ‘Agenda Firenze’, che mi pare assolutamente necessaria e di cui io mi faccio garante nella mia veste di senatore e di ispiratore del nuovo esecutivo”.

Di politica nazionale, nella lunga intervista, Renzi parla solo di sfuggita, per dire che “le chiacchiere stanno a zero. Di politica nazionale parleremo alla Leopolda e sarò chiaro come mai in passato. La priorità adesso è Firenze”. Però, tiene a sottolineare, per il Conte 2 “la maggioranza è relativa, non assoluta. Senza di noi non c’è governo, chiaro?”

Renzi, nell’intervista, parla anche della polemica per l’assenza di esponenti toscani nell’esecutivo. “Capisco la rabbia di Simona (Bonafè, ndr) e di Dario (Nardella, ndr), perché il Pd toscano è il Pd più forte d’Italia ed è logico che loro si sarebbero aspettati un riconoscimento territoriale in occasione della formazione del governo. Ma io sono la persona meno indicata a parlare delle poltrone di questo esecutivo: ho accettato di votare la fiducia ad un governo con i Cinque Stelle soltanto per evitare il disastro economico che sarebbe iniziato con l’aumento dell’Iva e l’uscita dell’Italia dall’Europa che conta. E l’ho fatto senza chiedere niente per me o per i miei, nemmeno uno sgabello, altro che poltrone. L’interesse del Paese viene prima dell’interesse dei singoli e io l’ho dimostrato”, conclude l’ex premier.