Conte si dimette e attacca Salvini: irresponsabile e opportunista

Il leghista: "Crisi per signorno". Mattarella consulta partiti mercoledì e giovedì

AGO 20, 2019 -

Roma, 20 ago. (askanews) – Il governo giallo-verde, dopo 14 mesi, non c’è più. Dopo giorni di crisi sospesa, il divorzio si è consumato e certo non è stato consensuale. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha preso la parola nell’aula del Senato, allontanando subito la suggestione di un possibile riavvicinamento con Matteo Salvini. Nei confronti del suo ministro dell’Interno il premier ha usato toni durissimi, dismettendo, per una volta, l’abito di abile mediatore. La distanza tra i due, accanto tra i banchi del governo, è incolmabile ed è stata plasticamente raffigurata, nel modo in cui il premier si è rivolto al suo ministro, poggiandogli la mano sulla spalla, quasi a rimproverarlo bonariamente per l’errore di un giovane inesperto, ma anche nelle smorfie con cui il leader del Carroccio ha accompagnato il discorso del capo del governo.

Per Conte la crisi aperta da Salvini è “una decisione oggettivamente grave che comporta conseguenze rilevanti per la vita politica, sociale ed economica del Paese”. Una crisi “irresponsabile” fatta da chi con “opportunismo politico” ha “mostrato di inseguire interessi personali e di partito” più che un “interesse generale” e “nazionale”. Le mosse del leader leghista, per l’avvocato, “rivelano scarsa responsabilità e grave carenza di cultura istituzionale” e “mi preoccupa” la richiesta di “pieni poteri per governare”. Infatti, ha ricordato, “il principio dei pesi e contrappesi è assolutamente fondamentale per l’equilibrio del nostro sistema democratico e perchè siano precluse derive autoritarie”. Il premier ha anche riaperto il capitolo della vicenda russa, “che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale”, rimprovedando al titolare del Viminale di aver evitato di riferire in Aula costringendolo a “presentarsi al tuo posto rifiutandoti per giunta di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso”. Conte non ha risparmiato a Salvini niente, neanche l’ostentazione dei simboli religiosi, cosa che non gli aveva mai detto nei colloqui privati. Ma “chi ha compiti di responsabilità – ha ammonito – dovrebbe evitare di accostare accanto agli slogan politici i simboli religiosi”. Un affondo a cui Salvini ha reagito tirando fuori il rosario e baciandolo. A questo punto, ha concluso, Conte “la crisi in atto compromette inevitabilmente l’azione di governo che qui si arresta”. Subito dopo il dibattito, Conte è salito al Quirinale, per rassegnare le dimissioni nella mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il “supremo garante che guiderà il paese in questo delicato passaggio istituzionale”.

Dopo Conte è intervenuto Salvini, che nel frattempo aveva preso posto nei banchi della Lega. “Rifarei tutto quello che ho fatto”, ha scandito subito. Il titolare del Viminale, forse, si aspettava le critiche di Conte, ma con toni meno accesi e replica aspramente: “Io pericoloso, autoritario? Bastava il Saviano di turno per questa sequela di insulti, non il premier. Un Saviano, un Travaglio, un Renzi, non il premier”. Adesso però “la via maestra è chiedere ai nostri datori di lavoro, che sono i cittadini italiani. L’Iva non aumenta se si vota a ottobre”. Da parte sua “la Lega non ha paura di mollare le poltrone. La Lega risponde al popolo italiano non alla Merkel e a Macron, al popolo italiano: libero, orgoglioso e sovrano. Sovrano”. Salvini ha anche lanciato una apertura in extremis al Movimento 5 stelle, assicurando che “tagliamo i parlamentari e poi andiamo a votare. Se poi uno volesse metterci una manovra economica coraggiosa, ci siamo. Se invece volete governare con Renzi, Boschi e Lotti, auguri e auguri agli italiani” e “buon lavoro con il partito di Bibbiano”. Del resto, ha accusato Salvini parlando in Transatlantico dopo il suo discorso, “qualcuno sta preparando un governo dell’inciucio cui evidentemente stava lavorando da mesi”.

Prima della replica di Conte la Lega ha anche giocato la mossa del ritiro della mozione di sfiducia contro il premier, che ha colto la palla al balzo per tornare ad accusare Salvini di aver voluto la crisi. “Manca nel coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti. Se c’è mancanza di coraggio, non vi preoccupate, me la assumo io di fronte al paese che ci guarda”, ha concluso tra gli applausi.

E’ stata così detta la parola fine al governo giallo-verde e per il M5s è il momento di voltare pagina. “Salvini – dicono i pentastellati – la sua scelta l’ha già fatta. Chiedendo di tornare al voto non vuole più governare con il M5s. Chiedendo di sfiduciare Conte non vuole più questo governo. Quindi si dimetta e basta. O ha paura di perdere la poltrona?”.

Adesso la parola passa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che già mercoledì pomeriggio avvia le consultazioni che si concludono il giorno dopo con i principali partiti. Un dialogo per una possibile intesa M5s-Pd sembra che possa almeno essere avviato. Lo dice chiaramente il capogruppo pentastellato alla Camera Francesco D’Uva. “Noi siamo corretti, spero che ci sia correttezza da parte di altre forze politiche. Se si riaccende un forno si può provare” a “trovare i giusti ‘match’ tra le forze politiche”, con un nuovo contratto, “che si potrebbe chiamare il ‘contratto della lealtà'”. E’ quello che vuole Matteo Renzi che, precisando che non ne farà parte, ha ribadito che “i numeri per un governo ci sono” e avere un esecutivo in carica è “fondamentale” per tre motivi: “La recessione arriva in Germania; Usa e Cina non trovano un accordo; ora è il momento di fare la battaglia in Ue”.

Su un’alleanza giallo-rossa, però, il Pd deve cercare una posizione comune, che il partito tenterà di trovare nella direzione convocata per mercoledì mattina. Quel che certo è che il segretario Nicola Zingaretti ha posto un netto stop a un eventuale Conte-bis. Infatti, se “tutto quanto detto sul ministro Salvini non può che essere condiviso” bisogna fare “attenzione anche ai rischi di autoassoluzione” perchè “in questi 15 mesi è stato il presidente del Consiglio, anche del ministro Salvini”. Quindi “qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi”.