Escalation di tensione tra Conte e Salvini, martedì l’ora X

Il Premier sarebbe pronto a chiedere la fiducia al Senato

AGO 17, 2019 -

Roma, 17 ago. (askanews) – Un governo che va avanti a colpi di lettere. E anche se la crisi non è ancora stata formalmente aperta, lo stato di salute dell’esecutivo gialloverde sta tutto nello scambio di missive tra il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Interno sui migranti che ormai da 16 giorni si trovano sulla nave Open Arms.

Dopo quella di Ferragosto, il presidente del Consiglio ha scritto una nuova lettera a Matteo Salvini spiegando la necessità di uno “sbarco immediato” degli under 18 a bordo della nave. La risposta del leader della Lega è che la sua linea non cambia ma far scendere quelli che definisce “presunti minori” è “esclusiva responsabilità del premier” a cui lui ottempera suo malgrado, convinto che possa creare un pericoloso precedente.

Il fatto è che la questione migranti, da tempo scelta dal leader della Lega come terreno per mietere consensi, è solo la punta dell’iceberg dello scontro tutto interno al governo in vista di martedì, quando il premier Conte terrà le sue comunicazioni in Senato.

Un’escalation di tensione che andrà avanti fino ad allora e che dovrebbe avere il suo momento clou proprio nella richiesta di fiducia che il presidente del Consiglio sarebbe intenzionato a chiedere a palazzo Madama.

Nelle scorse ore il leader della Lega avrebbe fatto recapitare ai 5stelle offerte per un governo bis. Tuttavia, la risposta dei pentastellati, che sembrano aver trovato da questa crisi nuova linfa, è decisamente sprezzante. “E anche oggi i ministri della Lega si dimettono domani”, si legge sul blog 5stelle. O ancora: “Salvini ci ha provato a fregarci tutti ma alla fine si è fregato lui da solo”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, attende le determinazioni delle forze politiche ma è un dato di fatto che abbia deciso di rientrare dalle vacanze in Sardegna con qualche giorno di anticipo.

Il futuro della legislatura continua ad essere nebuloso anche perchè l’ipotesi di un governo tra Pd e M5s, tanto per cambiare, manda in crisi i dem. Il più critico verso una possibilità del genere è Carlo Calenda che attacca in modo diretto Matteo Renzi. A suo giudizio la necessità di disinnescare l’aumento dell’Iva è una “scusa che non regge”. “Come ho sempre detto – sottolinea – io non sarò nel Pd se si alleerà con il M5S. Vorrebbe dire che il Pd disconosce i suoi valori, non ci sarebbe nessun coerenza. Lo dissi dal primo giorno, fare un governicchio con M5S non mi interesserebbe. Uscirei dal partito per formarne un altro? Sì, ma mi auguro di poter rimanere nel Pd”.

pol/sam