In commissione Camera pdl Ungaro per voto Ue agli iscritti Aire

Al via iter per far partecipare al voto anche i residenti in Paesi non Ue

LUG 29, 2019 -

Roma, 2 ago. (askanews) – È stata assegnata alla Commissione Affari Costituzionali della Camera la proposta di legge del deputato Pd Massimo Ungaro per consentire la partecipazione degli elettori iscritti nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero al voto per l’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia. La pdl si propone di estendere il voto nei seggi allestiti all’estero in occasione delle elezioni europee a tutti i connazionali anche residenti in Paesi non Ue. Il testo è stato sottoscritto anche dagli altri deputati delle ciroscrizioni Estero Carè, La Marca e Schirò, De Luca. Sarà esaminato dalla prima commissione di Montecitorio in sede referente e dovrà acquisire i pareri delle Commissioni Esteri, Bilancio, Politiche Ue.

La proposta di legge si compone di un solo articolo. Per il concreto esercizio del voto, cioè le operazioni preliminari e le successive operazioni di scrutinio e di attribuzione dei seggi, si applicano, in quanto compatibili e con i dovuti adeguamenti – definiti dal comma 1 dell’articolo 1 della presente proposta di legge – connessi alla destinazione del voto alle circoscrizioni o alle ripartizioni elettorali di appartenenza dell’elettore nel territorio nazionale, le modalità previste per il voto dei cittadini italiani residenti all’estero, stabilite dalla citata legge n. 459 del 2001.

Il testo della pdl prevede che ‘dopo l’articolo 27 della legge 24 gennaio 1979 sia inserito il seguente: art. 27-bis. – 1. Gli elettori italiani residenti nel territorio di Paesi terzi, iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero e che siano iscritti nell’elenco degli aventi diritto al voto, possono votare per l’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia presso le sezioni elettorali appositamente istituite nel territorio dei Paesi di residenza all’estero. 2. Le sezioni elettorali di cui al comma 1 sono istituite presso i consolati d’Italia, gli istituti di cultura, le scuole italiane e altri locali messi a disposizione dagli Stati di residenza all’estero. Qualora tali sedi non risultino sufficienti, le sezioni elettorali sono istituite presso locali utilizzati dallo Stato italiano o altri locali idonei alle operazioni di voto, avendo cura, comunque, di evitare che i seggi siano istituiti presso sedi di partiti o movimenti politici, di organismi sindacali, italiani o stranieri, ovvero in edifici destinati al culto o ad attività industriali e commerciali”. (segue)

“La legge 27 dicembre 2001, n. 459, in materia di esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero – scrive Ungaro presentando la pdl- ha costituito un passo in avanti importante nella rappresentanza della nostra comunità residente fuori dai confini nazionali. Gli italiani residenti all’estero al 31 dicembre 2018 ammontavano complessivamente a oltre 5 milioni, più di metà residenti nel continente europeo. All’emigrazione tradizionale però si è affiancata una sempre crescente mobilità di studenti e di lavoratori, non solo all’interno dell’Unione europea”.

“L’11 novembre 2015 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2015/2035 (INL) sulla riforma della legge elettorale dell’Unione europea, volta a incoraggiare la partecipazione dei cittadini, a rafforzare la dimensione delle elezioni, a rendere più efficiente il funzionamento del Parlamento europeo e a migliorare lo svolgimento delle elezioni. Si è trattato di un passo in avanti necessario e a lungo atteso dai cittadini europei, che negli ultimi quaranta anni hanno eletto i deputati al Parlamento europeo secondo le stesse regole di sempre, principalmente di carattere nazionale. A questo si aggiungano, ad esempio, il progetto di decisione del Consiglio 09425/2018 e la raccomandazione della Commissione per gli affari costituzionali A8-0248/2018. Dopo quasi tre anni di intensi negoziati, il Consiglio ha infine raggiunto un accordo su questa riforma cruciale per i cittadini europei e per il Parlamento europeo’.

‘Questa – ha proseguito Ungaro- è già di per sé una vittoria, se si tiene conto dei vincoli ai quali è soggetta la procedura di cui all’articolo 223 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, che richiede l’unanimità da parte degli Stati membri”. E ‘il dato più importante è che per l’Unione europea questo è il primo tentativo riuscito di aggiornare le norme per l’elezione dei deputati al Parlamento europeo dall’adozione dell’Atto relativo all’elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto del 1976’.

‘Questo accordo – sottolinea il parlamentare- apre la strada a una graduale riforma generale delle elezioni europee. La decisione (UE, Euratom) 2018/994 del Consiglio, del 13 luglio 2018, è l’unica soluzione che si è potuta raggiungere nel contesto politico attuale e tenuto conto dei vincoli procedurali”.

Questa decisione ‘contiene una serie di elementi positivi che miglioreranno in modo significativo la natura e lo svolgimento delle future elezioni europee”, che Ungaro sintetizza in nove punti. “1) il testo è pienamente conforme alle tradizioni costituzionali ed elettorali degli Stati membri; 2) con le nuove norme i cittadini saranno finalmente più consapevoli del collegamento tra i partiti nazionali e i candidati che si presentano alle elezioni e della loro appartenenza a un partito politico europeo. L’approvazione di questa proposta darà il via a un’evoluzione che permetterà alle tematiche europee di sostituirsi gradualmente a quelle nazionali nel dibattito sulle elezioni europee; 3) le elezioni europee diventeranno inoltre più accessibili, grazie alla possibilità di introdurre il voto elettronico e per corrispondenza. Ciò significa che il tasso di partecipazione elettorale aumenterà e che un maggior numero di cittadini avrà la possibilità di votare in modo sicuro e comodo; 4) il conferimento del diritto di voto ai cittadini dell’Unione europea che risiedono in Paesi terzi avrebbe un profondo impatto sulla partecipazione alle elezioni, dal momento che nella sola Svizzera risiedono stabilmente oltre 1,4 milioni di cittadini dell’Unione. Questa importante possibilità viene oggi riconosciuta e dopo l’entrata in vigore delle nuove disposizioni potrebbero essere numerosi gli Stati membri ad avvalersene; 5) il termine minimo per la costituzione delle liste elettorali fungerà da salvaguardia contro decisioni arbitrarie dell’ultimo minuto da parte dei partiti nazionali degli Stati membri’. – E ancora. ‘6) le misure contro il doppio voto rafforzeranno la fiducia dei cittadini nel processo elettorale; 7) la designazione di un’autorità di contatto responsabile dello scambio dei dati concernenti gli elettori e i candidati garantirà un migliore coordinamento delle autorità elettorali nazionali e fungerà inoltre da fattore dissuasivo rispetto alla possibilità di doppio voto; 8) la soglia elettorale conferirà maggiore uniformità alle condizioni della competizione elettorale per i partiti politici di tutti gli Stati membri, oltre a rendere più omogeneo il peso del voto espresso da ciascun cittadino per l’elezione dei deputati al Parlamento europeo; 9) la decisione del Consiglio è un atto dell’Unione, contrariamente all’Atto relativo all’elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto, che aveva carattere intergovernativo. Pertanto, la Corte di giustizia dell’Unione europea avrebbe competenza sulle parti dell’Atto elettorale modificate dal progetto di decisione del Consiglio. Questo garantisce ai cittadini la certezza del diritto”.

Secondo Ungaro “le leggi dello Stato italiano ancora non colgono in maniera adeguata le sfide di questa mobilità, che sono ben diverse da quelle poste dalla “vecchia” emigrazione, in particolare rispetto al diritto di voto, alla copertura sanitaria e previdenziale e, in parte, al riconoscimento dei titoli di studio e dell’esperienza lavorativa. Nello specifico, il diritto di voto degli elettori italiani, residenti in Stati non appartenenti all’Unione europea, all’elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all’Italia risulta ridotto alla sola previsione di uno, spesso scoraggiante, viaggio di ritorno in patria per esercitare il diritto principe della vita democratica dell’Unione”.

La proposta di legge, dunque, conclude il parlamentare dem eletto all’estero, intende anche “accogliere”, “l’appello di studenti, ricercatori, lavoratori e associazioni di italiani impegnati all’estero per trovare una soluzione in grado di fare fronte al problema e di garantire l’essenziale esercizio del diritto democratico alla partecipazione al voto. Non possiamo perdere altro tempo e per questo motivo invitiamo tutte le forze politiche, senza distinzioni di parte, ad approvare una normativa che garantisca i diritti base di cittadinanza a tutti gli italiani e, in particolare, a molti giovani”.