Che cosa si sono detti Salvini e Di Maio

I due vicepremier sono tornati a parlarsi ma i nodi restano

GIU 6, 2019 -

Roma, 6 giu. (askanews) – Più che una pace assomiglia a una tregua quella siglata oggi da Matteo Salvini e Luigi Di Maio. La novità è che dopo i litigi a distanza in campagna elettorale e il richiamo di Giuseppe Conte, oggi i due sono tornati a parlarsi di persona. Un incontro di un’ora, in territorio “neutro”, a Palazzo Chigi, definito “utile, positivo e cordiale”. Dal faccia a faccia alla fine emerge, in una nota congiunta, la convinzione che “il governo deve andare avanti”.

Al di là di questa affermazione di buona volontà, i nodi rilevanti sul tavolo appaiono tutti da sciogliere e i problemi restano accuratamente in sospeso. L’incontro, spiegano, è stata l’occasione per “fare il punto sulle priorità da realizzare in tempi brevi e per riavviare un dialogo costruttivo con l’Europa che rimetta al centro, dopo anni di governi passivi, gli italiani”. Tra gli obiettivi da realizzare, l’abbassamento delle tasse, argomento che i due vicepremier considerano “prioritario per il rilancio del Paese. Servono misure straordinarie e nessun aumento delle tasse per lo sviluppo dell’economia. I maggiori incassi dell’Irpef e dell’Iva quasi dell’8 per cento e la diminuzione della disoccupazione rispetto al 2018 nei primi quattro mesi di quest’anno ci dicono che siamo sulla buona strada”.

Una dichiarazione volutamente generica, in cui non si fa cenno a come evitare l’aumento dell’Iva, né tantomeno alla flat tax o a come impiegare i fondi risparmiati dal reddito di cittadinaza (Di Maio e Salvini li vorrebbero destinare a una politica espansiva, Conte e Tria per rispettare i parametri Ue). Nel concreto, insomma, le distanze sono tutte da colmare e quello di oggi è solo un primo passo, che appare più simbolico e mediatico che concreto. Tanto che la prima dichiarazione di Di Maio dopo il vertice non sembra entusiastica. “Se si deve andare avanti con il governo, si deve andare avanti per battagliare e non per vivacchiare”, ha detto arrivando a Campobasso.

Conte chiede qualcosa di più per sciogliere la sua “riserva” sulla possibilità di andare avanti o meno, e lo ha ribadito anche stamani da Hanoi. “Io non sono disposto a galleggiare, a vivacchiare dei mesi così – ha detto in un colloquio con alcuni quotidiani -. Se non ci sono i fatti io sarò irremovibile”.

Servirà dunque almeno un vertice a tre prima di poter stabilire se davvero il governo giallo-verde potrà ripartire. Anche per questo l’atteso (soprattutto da Salvini, che vuole l’approvazione del dl sicurezza 2) Consiglio dei ministri slitterà ancora.

Il premier rientra stasera da Hanoi e la seduta dovrebbe tenersi martedì, secondo quanto si apprende da fonti di governo. Nel frattempo Salvini è ancora in campagna elettorale: se sui ballottaggi, infatti, il M5s è impegnato solo a Campobasso, la Lega sta giocando la partita in molti Comuni e il leader del Carroccio è impegnato per massimizzare il risultato dopo il trionfo di appena due settimane fa. E tornare quindi a Roma, è la sua speranza, ancora più forte.

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