Governatore Toscana Rossi: torno nel Pd, abbiamo sbagliato a uscire

"Dopo le elezioni chiederò l'iscrizione"

MAG 19, 2019 -

Roma, 19 mag. (askanews) – “Dopo le elezioni chiederò l’iscrizione al Pd”. Lo annuncia a ‘La Repubblica’ Enrico Rossi, governatore della Toscana che dai Dem era uscito per partecipare alla fondazione di Articolo Uno – Mdp.

Rossi dice di non averne ancora parlato con il segretario Nicola Zingaretti, né con altri rappresentanti di vertice del Nazareno. “No, non mi sono consultato con lui prima di decidere questo passo. Credo che la politica delle diplomazie appartenga al secolo scorso. È la politica in cui si decide dove si spartiscono i posti. Penso semplicemente che ci siano le condizioni per rientrare dopo le elezioni. E lo dico prima, perché non si pensi che dipenda dal risultato delle urne. Ritengo di poter dare il mio contributo all’opera di Zingaretti, che, lo ha detto anche Renzi, ha avuto il grande merito di riaprire, tenere insieme”.

Con Renzi, assicura, “non voglio polemizzare. Il problema non era Renzi in quanto Renzi. Il problema erano le politiche del Pd. Da Renzi mi hanno sempre diviso tante cose, ma ci siamo sempre rispettati. In quel momento uscire dal Pd mi sembrò la cosa giusta da fare. Poi i risultati elettorali hanno dimostrato che invece io e gli altri abbiamo sbagliato. L’uscita dal Pd è stata un tentativo generoso, ma è fallito. L’idea che con la scissione si potesse recuperare coloro che protestavano per le politiche del Pd votando Cinque Stelle o addirittura Lega non ha funzionato”.

Adesso nel Pd “è il momento di discutere di programmi, ma senza rancori e senza polemiche. Noi abbiamo avuto una grande eredità dai nostri padri politici. Antonio Gramsci lo chiamava “il nido”, cioè l’organizzazione, il partito vero sul territorio. Ci siamo illusi che in modo intellettualistico questa eredità si potesse riprodurre immediatamente all’esterno nel momento in cui ce ne andavamo. Ma non funziona così: per costruire un nido ci vogliono anni. Vince chi ha una struttura. Chi è davanti alle fabbriche, alle scuole, chi ascolta i malumori sulla sanità”.

“Non sono stato bersaniano, non sono stato renziano e non sarò zingarettiano. Trovo che la linea di equilibrio di Zingaretti sia positiva, ma ci vuole un segnale più forte a sinistra sulla questione sociale”, conclude.