Come il Pd può ritrovare l’unità con un manifesto

La proposta di Carlo Calenda e le prime importanti adesioni

GEN 18, 2019 -

Roma, 18 gen. (askanews) – Ritrovare l’unità con un manifesto: forse il Pd può farcela, in vista della imminente e cruciale tornata elettorale nell’Unione europea. “Le forze da mobilitare per la costruzione della nuova Europa sono quelle del progresso, delle competenze, della cultura, della scienza, del volontariato, del lavoro e della produzione”, si legge nel Manifesto per la costituzione di una lista unica delle forze politiche e civiche europeiste alle elezioni europee, lanciato oggi sui social da Carlo Calenda, esponente Pd ed ex ministro dello Sviluppo economico. Proposta alla quale hanno già aderito, nell’area del centrosinistra, l’ex premier Paolo Gentiloni, Laura Boldrini, Giorgio Gori, Debora Serracchiani, Piero Fassino. E approvazione è arrivata anche da due candidati alla segreteria Dem, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti.

Nel Manifesto di Calenda si legge: “L’Italia e l’Europa sono più forti di chi le vuole deboli! Siamo europei. Il destino dell’Europa è il destino dell’Italia. Il nostro è un grande paese fondatore dell’Unione Europea, protagonista dell’evoluzione di questo progetto nell’arco di più di 60 anni. E protagonisti dobbiamo rimanere fino al conseguimento degli Stati Uniti d’Europa, per quanto distante questo traguardo possa oggi apparire. Il nostro ruolo nel mondo, la nostra sicurezza, economica e politica, dipendono dall’esito di questo processo”.

Inoltre, l’Europa è “investita in pieno da una crisi profonda dell’intero Occidente. La velocità del cambiamento innescato dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica, e parallelamente gli scarsi investimenti in capitale umano e sociale, che avrebbero dovuto ricomporre le lacerazioni tra progresso e società, tra tecnica e uomo, hanno determinato l’aumento delle diseguaglianze e l’impoverimento relativo della classe media. Ciò ha scosso profondamente la fiducia dei cittadini nel futuro. L’incapacità di gestire i flussi migratori provenienti dalle aree di prossimità colpite da guerre e sottosviluppo ha messo in crisi l’idea di società aperta. La convergenza tra queste turbolente correnti della storia ha minato la fiducia di una parte dei cittadini nelle istituzioni e nei valori delle democrazie liberali”. In questo contesto “per la prima volta dal dopoguerra esiste il rischio concreto di un’involuzione democratica nel cuore dell’Occidente. La battaglia per la democrazia è iniziata, si giocherà in Europa, e gli esiti non sono affatto scontati”.

“L’obiettivo – conclude il documento – non è conservare l’Europa che c’è, ma rifondarla per riaffermare i valori dell’umanesimo democratico in un mondo profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi trent’anni”.

Afe/Mau