Renzi a Bruxelles, cresce ipotesi scissione Pd. Minniti verso il no

L'ex ministro vuole garanzie, non bastano Lotti-Guerini-Rosato

DIC 5, 2018 -

Roma, 5 dic. (askanews) – La rinuncia di Marco Minniti alla candidatura Pd viene data sempre più probabile, anche se in giornata si sono susseguite voci opposte, l’ex ministro dirà la sua in una intervista a Repubblica giovedì ma di sicuro i rapporti con Matteo Renzi e la sua area sono vicini al punto di rottura. Le voci che arrivano da Bruxelles, del resto, non aiutano a svelenire il clima, Minniti non ci sta – raccontano – a fare il candidato con un Renzi sulla porta di uscita e i colloqui europei dell’ex premier rafforzano il sospetto che una scissione sia ormai nell’ordine delle cose. Un europarlamentare Pd che era a Bruxelles riassume così gli incontri di Renzi: “Ha stretto accordi per fare il fronte anti-sovranista, è pronto ad uscire dal Pd a febbraio”.

Si vedrà se davvero l’ex premier intende prendere una strada diversa dal Pd già prima del congresso, ma di sicuro per Minniti non è nemmeno accettabile che Renzi lasci girare la voce senza smentirla con nettezza.

Raccontano che Minniti abbia chiesto anche un documento dell’area Renzi per chiarire che non ci sarà nessuna scissione, ma l’ex ministro dell’Interno ha ottenuto solo le rassicurazioni di Luca Lotti, Lorenzo Guerini e Ettore Rosato, incontrati questo pomeriggio. “Noi ci siamo – gli è stato detto durante la riunione – siamo pronti a raccogliere le firme per la tua candidatura. Siamo con te”. Il documento, però, non è stato accettato. E, in generale, riassume uno dei renziani “noi possiamo dare la nostra parola a Minniti, noi ci fidiamo di lui. Lui si deve fidare di noi”. Ma sulle intenzioni di Renzi nessuno garantisce: “Non possiamo garantire per Renzi, se la deve chiarire con lui”.

Le rassicurazioni di Lotti, Guerini e Rosato non sembrano bastare a Minniti. E a quanto pare nemmeno lo stesso Renzi ha voluto o potuto dare garanzie sufficienti, se è vero che – come dice a fine giornata un esponente renziano – “la candidatura Minniti non c’è più”.

Tra i due fronti siamo già al rimpallo delle responsabilità. I renziani, a microfoni spenti, accusano Minniti di volerli trattare con sufficienza, tenendoli in disparte come un parente scomodo ma chiedendo il sostegno della loro “macchina” per ottenere i voti prima degli iscritti e poi alle primarie.

Minniti, spigano invece dal fronte opposto, sarebbe ormai sul punto di dire no alla candidatura per le voci di scissione e, soprattutto, per l’atteggiamento di Renzi. Il tour europeo di oggi mostra l’ex premier assai attivo nella tessitura di alleanze, come fosse di fatto ancora alla guida del partito. Alleanze che prefigurano appunto un fronte allargato all’area liberale, centrista, dal profilo nettamente europeista. Soprattutto – viene sottolineato – alleanze trattate da Renzi non si sa bene per conto di chi, visto che continua a descriversi assolutamente lontano e indifferente alle vicende del partito.

I resoconti di chi era a Bruxelles, appunto, non fanno che peggiorare le cose: quel “Renzi esce a febbraio” è inaccettabile per Minniti, anche se dovesse essere solo una voce infondata. Il punto dirimente, per l’ex ministro, è che Renzi si muove di fatto fuori dal Pd, e a questo punto poco importa che poi a febbraio ci sia davvero la scissione o che magari, come dice qualcun altro, si aspetti la fine del congresso. In questo quadro, le condizioni per una candidatura vengono meno, per Minniti.

Si vedrà giovedì se Minniti chiuderà definitivamente la porta o se sceglierà un ultimo, drastico rilancio ribadendo la sua disponibilità a candidarsi, ma solo a precise condizioni. Ma i rapporti tra l’ex ministro e Renzi sembrano davvero logori.