Come Beppe Grillo cerca di giustificarsi dopo le sue parole sugli affetti da autismo

"Orecchie benpensanti"

OTT 23, 2018 -

Roma, 23 ott. (askanews) – “Non è certo la prima volta, le mie parole vengono rese strumenti, amplificatori speciali per sorde orecchie benpensanti. Sorde, con tutto il rispetto per chi ha problemi di udito. Sorde, con tutto il rispetto per le voci che chiedono un sostegno convincente, che non sia soltanto la fondazione dell’ennesima associazione di dotti e sapienti. Nessuno vuole davvero essere protagonista del dolore, a meno che da questo non tragga vantaggio in qualche modo. Chi soffre, chi vede le sue prospettive sempre più ridotte, ha bisogno di risposte e certo non di strumentalizzazioni. Non vi lasciate strumentalizzare da chi ha perso il sostegno in cabina elettorale senza mai avere riflettuto su quanto di buono avrebbe potuto per il suo paese”. Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo, dopo le polemiche nate in seguito al suo intervento al Circo Massimo, in cui ha detto: “Chi siamo? Siamo pieni di malattie nevrotiche, siamo pieni di autistici, l’autismo è la malattia del secolo”.

“Sono abituato – aggiunge – è forse l’unico lato negativo del mio lavoro, a risvegliare e gonfiare d’aria anime vuote, che possano finalmente dare scena al loro impegno vizzo, trovando qualche ora di notorietà. Al loro scalpor-mediatico. Ebbene io ve la toglierò quest’aria, vi negherò questo ossigeno già rubato a chi soffre davvero. Quando mai un comico cita delle patologie, o qualsiasi altra cosa molto seria, se non con l’intento di usarne la chiave metaforica? Non lasciamo insultare le nostre intelligenze: in realtà queste sono parole che non vanno proprio pronunciate, come la parola povero, se non per scattarcisi vicino un selfie. Questa è la realtà: chiunque sappia di essere svantaggiato, quando sente scandire mielate parole frou frou al suo indirizzo deve sapere di essere stato appena abbandonato. L’abbandono e la strumentalizzazione coincidono, senza dubbio.

Conosco pienamente i problemi di chi vive il dramma di situazioni familiari quasi impossibili da sostenere, ho rovesciato il corso della mia vita per impegnarmi verso il mio paese, certo non a favore di chi se la spacchia. Vi sono vicino, anche ai prossimi, magari i portatori sani ipocondria… davvero pensate che un comico debba fare lo slalom del vocabolario? Non esiste il politically correct nel mio mestiere, se vuoi essere davvero un comico. Continuerò ad utilizzare metafore e continuerò ad esservi vicino”, conclude.

Afe/Int2