Per la manovra inizia l’esame dell’Ue (ma restano le tensioni M5-Lega)

Domani Conte a Bruxelles per il vertice

OTT 16, 2018 -

Roma, 16 ott. (askanews) – Il giorno dopo la manovra, con lo scontro tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio sulla pace fiscale ricomposto solo in extremis, la maggioranza ostenta compattezza ma gli strascichi si vedono. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che da domani sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo, stamani ha tenuto un vertice con Di Maio e il ministro dell’Economia Giovanni Tria, parlando anche di nomine che il governo dovrà fare a breve. Poi è intervenuto prima in Senato e poi alla Camera, difendendo la legge di Bilancio e ottenendo un ampio via libera alla sua comunicazione in vista del vertice Ue. “Andiamo a Bruxelles – ha detto il premier – con una manovra di cui siamo orgogliosi e su cui avvieremo un dialogo confrontandoci senza pregiudizi, siamo convinti che le politiche di austerity non siano più percorribili”.

Il confronto, però, non sarà facile. “Se accettassimo tutto quello che il governo italiano propone, avremmo delle contro reazioni virulente in altri paesi dell’Eurozona”, ha detto stamani a Bruxelles il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, aggiungendo che accusarlo di essere contro l’Italia è “un’idiozia, una menzogna”. Parole che hanno suscitato la dura reazione di Di Maio che ha avvisato il numero uno della Commissione: “A nome di chi parla? Juncker continui pure a rivoltarsi, gli rimane tempo ancora fino a maggio”, cioè alle elezioni europee. In serata, poi, Conte e Juncker hanno avuto un colloquio telefonico, per avviare un primo confronto sui contenuti del provvedimento.

Ma se con la Ue il confronto si preannuncia burrascoso, anche dentro la coalizione giallo-verde le tensioni non mancano. Un segnale del fatto che nel governo ci sono frizioni rilevanti è il nuovo attacco del M5s nei confronti dei tecnici del ministero dell’Economia. Motivo del contendere è un retroscena del Fatto che racconta come, nella riunione del pre-consiglio di domenica sera, tra le bozze del decreto fiscale siano spuntati due commi all’articolo 23 che avrebbero mosso 84 milioni in tre anni per “disposizioni urgenti relative alla gestione liquidatoria dell’Ente strumentale alla Croce Rossa Italiana”. Una norma bloccata da Conte, secondo il quotidiano, che però fa mettere nel mirino dei cinquestelle Roberto Garofoli (dirigente di via XX settembre e già capo di Gabinetto con Padoan) di cui, tra gli altri, Vittoria Baldino ed Elio Lannutti chiedono le dimissioni.

Garofoli, attacca Lannutti, “dovrebbe immediatamente spiegare chi c’è dietro oppure rassegnare subito le dimissioni. Perché una cosa deve essere chiara a tutti: con questo esecutivo non saranno più tollerate intromissioni e sabotaggi di tecnocrati legati al vecchio governo, mandato a casa dagli italiani”. In realtà, spiega una fonte M5s di alto livello, dietro l’attacco a Garofoli c’è una crescente insofferenza verso il ministro Giovanni Tria. “E’ un ministro assente, non parla mai – sottolinea la fonte -. Al Mef e dall’Ue gli hanno chiesto di non dare poteri ai viceministri politici e ha eseguito, infatti non ha ancora conferito le deleghe, che erano nel contratto di governo. Prima o poi questo problema dovrà essere risolto”, conclude la fonte, non escludendo un cambio al vertice del Mef.

Ma un inciampo è rappresentato anche dal caso dei test per l’accesso alla facoltà di medicina. Nel comunicato stampa di Palazzo Chigi si parlava di abolizione del numero chiuso. Poi, dopo le polemiche, è arrivata la marcia indietro: è un “obiettivo di medio periodo”, ha precisato la presidenza del Consiglio. Dopo che già in una nota i ministri dell’Università e della Sanità Marco Bussetti e Giulia Grillo avevano chiarito che “aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina” è “un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il Governo intende onorare”, “un percorso da iniziare già quest’anno”, ma che si raggiungerà “per gradi” e secondo “un percorso condiviso” con tutti i soggetti interessati, “a cominciare dalla Conferenza dei rettori delle università italiane”.

E anche su altri provvedimenti le fibrillazioni non mancano, ad esempio sulla legittima difesa, tema caro ai leghisti. Oggi, secondo fonti leghiste, il M5s ha ritirato i 3 emendamenti presentati alla proposta di legge all’esame della commissione Giustizia del Senato. Le modifiche chieste dai pentastellati, a prima firma del senatore Francesco Urraro, miravano a modificare il testo base messo a punto dal relatore, il leghista presidente di Commissione Andrea Ostellari, riducendo le ipotesi di non punibilità della legittima difesa. Gli emendamenti M5s eliminavano anche l’ipotesi che la difesa sia legittima, come previsto dal testo targato Carroccio, anche soltanto in presenza di “grave turbamento”. Domani governo e relatore dovrebbero dare il parere sui circa 70 emendamenti presentati e poi dovrebbe iniziare l’esame.

Afe/Int5