Di Maio aumenta il pressing su Tria: “Deve trovare le risorse”

Ma il nodo delle coperture è tutto politico

SET 18, 2018 -

Roma, 18 set. (askanews) – Acque agitate all’interno del governo. Il vice premier Luigi Di Maio aumenta il pressing sul ministro dell’Economia Giovanni Tria.

Prima di volare per la missione in Cina, l’affondo di Di Maio nei confronti del responsabile dell’Economia: “Nessuno ha chiesto le dimissioni di Tria ma un ministro deve trovare le risorse per gli italiani che sono in difficoltà”.

Il cantiere della manovra è ancora ai titoli dei vari capitoli di interventi. La riunione a Palazzo Chigi ha confermato che nella prossima legge di Bilancio ci saranno gli architrave del contratto di governo e cioé flat tax sulle partite Iva, reddito di cittadinanza e superamento della Fornero. Il nodo sono le coperture. Risorse ingenti anche ipotizzando un avvio graduale delle misure.

Il finanziamento in deficit tuttavia potrà essere limitato, al massimo sufficiente ad assicurare il disinnesco delle clausole di salvaguardia. Le fibrillazioni riguardano dove porre l’asticella del deficit per l’anno prossimo. Il ministro dell’Economia sembra deciso a non andare oltre l’1,6-1,7%, sia per mantenere l’impegno di riduzione del debito e soprattutto per non provocare la reazione dei mercati finanziari che avrebbe immediati riflessi negativi in termini di maggiore spesa per interessi sul debito, dopo un 5 anni di progressivo contenimento per un totale di circa 20 miliardi.

Tria è stato molto chiaro sugli obiettivi di finanza pubblica quando è salito sul palco del forum di Cernobbio a inizio settembre. “E’ inutile cercare due o tre miliardi in più sul deficit se ne perdiamo tre o quattro dal lato dei tassi di interesse. Su questo c’è la piena consapevolezza nel governo. Ma soprattutto questo obiettivo di bilancio è stato ribadito dal momento della formazione del governo, perché la riduzione del rapporto debito/pil è stato dichiarato come obiettivo dal presidente del Consiglio ed è stato ribadito da me in Parlamento quando ha approvato il documento tendenziale del Def”.

Con Tria fermo sui vincoli di bilancio, il nodo delle coperture è squisitamente politico. Come dimostra il botta e risposta tra i due vicepremier sulla cosiddetta ‘pace fiscale’ che dovrebbe garantire circa 3,5 miliardi di entrate, seppur una tantum. Una nuova spending review rilanciata ieri dal vertice di governo difficilmente potrebbe superare i 5 miliardi di euro. Le risorse allora potrebbero venire da maggiori entrate e/o andando a toccare capitoli molto sensibili dal punto di vista sociale ed elettorale come gli 80 euro o le tax expenditure.

Su oltre 830 miliardi di spesa pubblica, quella effettivamente aggredibile ha pochi spazi. Anche sui consumi intermedi che ammontano a oltre 130 miliardi l’anno ma che, per oltre il 50%, sono voci riguardanti la spesa sanitaria e incorporano anche altre poste difficilmente comprimibili.

Ci sarebbe poi il capitolo delle spese in conto capitale. Lo stesso Tria in più occasioni ha sottolineato la necessità che la spesa per investimenti torni intorno al 3% rispetto all’attuale 2% per rafforzare la crescita. Tuttavia, circa 60 miliardi di euro, oltre la metà, sono investimenti fissi ma ci sono quasi 7 miliardi sotto la voce altri trasferimenti.

Did-int4