Scontro nel Pd sul congresso, la mossa (con cena) di Calenda

Polemica tra Zingaretti e renziani. L'invito dell'ex ministro

SET 16, 2018 -

Roma, 16 set. (askanews) – Sale la tensione nel Pd sui tempi del congresso. Dopo le parole del presidente Matteo Orfini, che ha proposto di sciogliere e rifondare il Pd perchè “com’è oggi non funziona”, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, al momento unico candidato alla segreteria, va all’attacco.

“Un’altra scusa per non fare il congresso. Hanno paura! – tuona Zingaretti -. Pur di non far vincere me preferiscono far chiudere il Partito democratico”. Un’accusa ai renziani che al momento non hanno il candidato, data l’indisponibilità più volte manifestata da Graziano Delrio.

Ma a Zingaretti arriva la risposta di Renzi che su Facebook invita a “smetterla col fuoco amico” e che ai suoi assicura: “Nessuna paura e nessun rinvio”. “Non temiamo certo il congresso, – dicono i renziani – Quando Martina si dimetterà, l’ex premier indicherà il candidato”. E per Renzi ha parlato Guerini stamani: “Nessun rinvio, si facciano i congressi come previsto”. I primi dati della Toscana, peraltro, si fa notare, vedono la candidata renziana, Simona Bonafè, al 72%.

Orfini trova critiche in quasi tutte le aree. “Parlare ora di scioglimento del Pd – dice Marina Sereni di Areadem, la corrente di Dario Franceschini – significa mandare un messaggio negativo e disorientare gli elettori di sinistra e centrosinistra. L’Assemblea ha deciso un percorso chiaro, andiamo avanti con il Congresso e costruiamo un confronto civile e positivo per ricostruire una comunità e darci una profilo e una guida nuovi”. “Trovo anacronistico che chi ha ricoperto per anni ruoli di vertice ed è quindi corresponsabile del disastro proponga lo scioglimento del Pd, forse come lavacro di responsabilità. Il percorso è stato votato in assemblea, quindi si vada avanti con il congresso”, attacca l’orlandiana Monica Cirinnà. “Non esiste che il Pd si sciolga e che a proporlo sia addirittura un gruppo dirigente scaduto, deligittimato e protagonista di questo fallimento”, aggiunge Francesco Boccia, area Emiliano.

A tentare di chiudere il discorso è Matteo Mauri, coordinatore della segreteria nazionale. “Le tappe del nostro congresso – scrive in una nota – sono esattamente quelle decise insieme con l’ultima Assemblea nazionale che ha eletto Maurizio Martina segretario. Non servono speculazioni infondate che rischiano di creare inutili fibrillazioni. Il Congresso nazionale del Pd si farà, come previsto, prima delle elezioni Europee e in quella sede ci si confronterà legittimamente su tutte le prospettive che verranno avanzate”.

Nel dibattito interno al partito si inserisce l’iniziativa di Carlo Calenda. L’ex ministro dello Sviluppo economico, via Twitter, ha invitato a cena gli ex premier Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e l’ex ministro degli Interni Marco Minniti. Tutto è partito da un tweet di Giuliano da Empoli, stretto collaboratore di Renzi. Secondo da Empoli “la Storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del Pd verso l’irrilevanza e la sottomissione al M5s”. Calenda prende la palla al balzo. “Hai ragione Giuliano. Questo è un invito formale. Vediamoci. Per essere operativi – scrive – e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo”. Successivamente Calenda torna sull’argomento, replicando a un utente che lo accusa di volere nuovi “caminetti”. “Fesserie demagogiche – scrive – la politica è fatta anche di rapporti umani. Abbiamo lavorato tutti insieme con passione. A un certo punto i rapporti si sono interrotti o rarefatti. Scambiarsi idee e opinioni non è ‘un caminetto’ ma la normalità dei rapporti umani e professionali”.

Al momento a Calenda ha risposto, in modo cauto, solo Renzi. L’ex leader Dem ai suoi ha spiegato di avere “grande stima” per i tre commensali, evidenziando come essi abbiano assunto “importanti responsabilità” nel Paese proprio su sua proposta. “Massima disponibilità” al confronto, dunque, a condizione che sia chiaro che “non c’è nessun accordo possibile” coi Cinque Stelle e con la Lega. La linea, per lui, non può essere che quella di una “opposizione durissima” come quella di chi ha fatto ostruzionismo alla Camera. Però Renzi preferirebbe un confronto pubblico. E lo scrive su Twitter Luciano Nobili, deputato molto vicino al senatore fiorentino. “Dovreste farlo in un appuntamento pubblico, non a cena. Roma? Leopolda? Dove volete, ma in pubblico”, è l’invito di Nobili.