Fumata nera primo giorno, presidenze Camere rinviate a domani

A vuoto le prime due votazioni prima ancora di cominciare. Domani presidente Senato certo, alla Camera no

MAR 23, 2018 -

Roma, 23 mar. (askanews) – Fumata nera il primo giorno di votazioni per l’elezione dei Presidenti delle Camere, ancora prima dell’insediamento del nuovo Parlamento. L’annunciato voto di scheda bianca da parte dei parlamentari Cinque Stelle e Pd comunicato da Luigi Di Maio e Maurizio Martina alla prima assemblea congiunta dei nuovi parlamentari riuniti di prima mattina a Montecitorio rende matematicamente impossibile l’elezione dei nuovi presidenti nelle due votazioni di oggi, al netto di clamorosi colpèi di scena nel segreto dell’urna.

Senza i voti M5s e Pd non è possibile infatti il raggiungimento del quorum previsto dai Regolamenti per l’elezione oggi: alla Camera due terzi dei componenti l’assemblea al primo scrutinio e due terzi votanti (le schede bianche contano come voti validi) nel secondo voto del pomeriggio. Al Senato invece oggi servirebbero per l’elezione sia nel voto mattuttino che in quello pomeridiano 161 voti a favore: la maggioranza assoluta dei nuovi senatori. I senatori M5s e Pd che dovrebbero votare bianca sono 168.

Domani, invece, il quorum si abbassa. A palazzo Madama sarà possibile eleggere il presidente domattina al terzo scrutinio se si realizzerà la convergenza di voti sullo stesso nome della maggioranza più uno dei senatorti che domani voteranno, contando fra questi anche chi voterà scheda bianca e si asterrà. Se non sarà sufficiente, domani pomeriggio al quarto scrutinio l’elezione sarà certa: si procederà a ballotaggio semplice fra i due candidati più votati al terzo scrutinio. E in caso di parità sarà eletto il più anziano per età. Sulla carta significa che se il centrodestra terrà ferma la candidatura Romani fino a domani pomeriggio il suo arrivo al ballottaggio è certo, a meno di franchi tiratori. Il nome e le possibilità di vittoria di un suo potenziale sfidante dipenderanno dalla convergenza o meno fra loro dei voti dei senatori M5s-Pd-LeU.

Molto diverso il quadro di domani alla Camera. Al terzo scrutinio il quorum è lo stesso del voto pomeridiano odierno: due terzi dei votanti (le schede bianche contano come voti validi): il che significa che l’elezione non sarà possibile senza un’intesa blindata fra almeno due dei tre schieramenti in campo: M5s, centrodestrra, centrosinistra. Mentre se anche in questo caso nessuno verrà eletto, dal quarto scrutinio in poi – al momento previsto per domani pomeriggio- il quorum si abasserà ulteriormente (ma senza il ballottaggio decisivo, previsto al Senato): servirà infatti la maggioranza assoluta dei voti. Un bene prezioso (necessario anche per il Governo) di cui fino ad ora a Montecitorio nessuno dispone.