Renzi lascia ma attacca, Martina reggente compatta Pd (per ora)

Assemblea a metà aprile. No a primarie, parte corsa per segretario

MAR 12, 2018 -

Roma, 12 mar. (askanews) – Il dopo Renzi del Pd parte con un Renzi che “si dimette ma non molla”, un Martina che come ‘reggente’ ricompatta (per il momento) il partito e il congresso con le primarie che si allontana, con un accordo sostanziale sull’elezione di un nuovo segretario in assemblea. E’ il quadro emerso dalla direzione del Pd, una riunione affollata, che ha visto, tra gli altri, le presenze del premier Paolo Gentiloni e il debutto del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. E Gentiloni, alla fine, ha riassunto in un tweet: “Le dimissioni di Matteo Renzi esempio di stile e coerenza politica. Dalla sconfitta il Pd saprà risollevarsi, con umiltà e coesione. Ora fiducia in Maurizio Martina”.

Il segretario dimissionario in direzione invece non è andato (ma è stato costantemente informato della situazione), ha inviato una scarna lettera di dimissioni, in cui ha spiegato che motiverà le sue ragioni all’Assemblea. Ma certo si è fatto sentire: la sua assenza è stata preceduta da una intervista al Corriere della Sera, in cui ha ribadito che “non esiste governo guidato dai 5 Stelle che possa ottenere il via libera del Pd” e, poi, da una e-news. “Io non mollo – ha assicurato nella sua newsletter -. Mi dimetto da segretario del Pd come è giusto fare dopo una sconfitta. Ma non molliamo, non lasceremo mai il futuro agli altri”.

Nella sua relazione Martina ha ringraziato innanzitutto Renzi “per la scelta che ha compiuto dopo il voto” e per “il lavoro e l’impegno enorme di questi anni”, ammettendo che il Pd ha subito “una sconfitta netta e inequivocabile che ci riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità, e da cui tutti dobbiamo imparare molto”. Martina ha assicurato che il Pd starà “all’opposizione” perchè “l’onore e l’onere” di formare il governo spetta a chi ha vinto. Il messaggio va dunque “a Lega e Cinque Stelle: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità”. Per quanto riguarda il futuro del Pd possono essere necessari “anche cambiamenti radicali”, senza “accordi di vertice”. Non è però questo il momento di fare un congresso. “La prossima Assemblea nazionale – secondo il vice-segretario Dem – dovrebbe avere la forza di aprire una fase costituente del partito democratico in grado di portarci nei tempi giusti al congresso. Perché il nostro progetto ha bisogno ora più che mai di nuove idee e non solo di conte sulle persone”. Nel frattempo, ha assicurato, “cercherò di guidare il partito nei delicati passaggi interni e istituzionali a cui sarà chiamato. Lo farò con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze, individuando subito insieme un luogo di coordinamento condiviso”.

La relazione di Martina ha trovato un consenso pressochè unanime, al di là delle sfumature, tra le varie correnti. Graziano Delrio (indicato da molti come possibile candidato segretario) ha ringraziato Renzi “per il coraggio e per quello che ha fatto” e dato via libera a Martina. “Tu – ha detto rivolgendosi al reggente – ora hai mandato pieno. Dobbiamo dire ad elettori ed eletti che il Pd c’è ancora, è una risorsa di questo Paese”. Via libera anche da Andrea Orlando, leader della minoranza Dem, che ha assicurato al reggente “il nostro sostegno, il nostro incoraggiamento” offrendo “responsabilità” ma chiedendo “garanzie”, dopo la rottura sulla composizione delle liste, e “collegialità”. Orlando ha anche chiesto un passo indietro della segreteria e attaccato Matteo Renzi, pur senza citarlo: “Non possiamo permettere che qualcuno possa pensare che, mentre qualcuno si carica il peso di questa transizione, si defila e spara sul quartiere generale secondo una strategia inaugurata dal presidente Mao Zedong”. Anche il renziano Matteo Ricci ha detto di condividere “molto la relazione di Martina” invitando a “trovare in questa fase una forte unità, una compattezza fra di noi, a partire dalla scelta di stare all’opposizione, respingendo la richiesta dei Cinque Stelle”.

Gianni Cuperlo ha chiesto di “rovesciare lo schema” perchè “di fronte alla valanga del 4 marzo ripartire dai nomi non serve”. Occorre quindi “rifondare” il partito con Martina “garante di questa svolta”. Anche Zingaretti, che molti vorrebbero candidato alle primarie (quando saranno), pur lontano dalla direzione interviene: “Bene la relazione di Martina. E’ di questo che abbiamo bisogno: unità, confronto e innovazione”. Alla fine il documento che assume la relazione del vicesegretario è stato approvato a larghissima maggioranza, con solo 7 astenuti. Sono i voti dell’area di Emiliano, “per incoraggiamento”, come ha spiegato il governatore pugliese che chiede “un nuovo inizio” e rilancia il dialogo con il M5s, contro “un Aventino che metta in pericolo la democrazia italiana”.

Adesso per il Pd parte la corsa alla segreteria verso l’assemblea che da statuto dovrebbe tenersi entro il 5 aprile ma che potrebbe slittare di qualche giorno, si parla del 15, per non sovrapporsi alla consultazioni al Quirinale. Martina oggi ha posto le basi per sperare in una conferma, ma l’esito dell’assemblea (dove la maggioranza dovrebbe essere ancora in mano a Renzi, anche se gli oppositori sono al lavoro per cambiare gli equilibri) non è scontata. Anche perchè, nel mezzo, ci sono tappe fondamentali come la nomina dei capigruppo, con i gruppi al momento controllati da Renzi, l’elezione dei presidenti delle Camere e, soprattutto, le consultazioni per la formazione del governo.