Besostri annuncia nuovi ricorsi a Consulta su legge elettorale

Otto tribunali pronti nei prossimi giorni a deunciare divergenza sistemi di Camera e Senato

SET 14, 2017 -

Roma, 14 set. (askanews) – “Senza una forte pressione dell’opinione pubblica dalla Camera non verrà una nuova legge elettorale, nonostante l’impegno e la competenza del presidente della Commissione Affari Costituzionali Manziotti”. Lo dichiara in una nota Felice Besostri, a capo del Coordinamento degli Avvocati Antitalikum e dei 22 ricorsi contro la legge elettorale Italicum che lo scorso 25 gennaio la Consulta ha dichiarato anticostituzionale, annunciando che nei prossimi giorni otto tribunali sono pronti a sollevare la questione della incostituzionalità dell’attuale difformità di sistema elettorale fra i due rami del Parlamento.

I tribunali a cui fa riferimento l’avvocato protagonista della bocciatura per incostituzionalità alla Consulta di Porcellum e Italicum sono Lecce (udienza il 21 settembre), Messina e Venezia (udienze il 29 settembre), Genova (udienza il 10 ottobre), Perugia (udienza il 17 ottobre), Trieste (udienza il 15 novembre), Catania e Bologna (udienze il 29 novembre). Ed “altri possono essere fissati tra i quali il 23esimo ricorso quasi tutto incentrato sul rischio di incostituzionalità di un voto con le due leggi vigenti di Camera e Senato”. Perchè – sottolinea Besostri- al Senato una sola preferenza quindi in violazione del riequilibrio della rappresentanza di genere (art. 51 Cost.) e 3 soglie regionali di accesso 8% per liste singole, 3% liste in coalizione e 20% coalizioni, a fronte di un’unica soglia nazionale del 3% per la Camera, dove non sono permesse le coalizioni”.

Inoltre, prosegue l’avvocato, “per gli elettori di 25 anni e oltre il voto non è più uguale e i candidati nelle due Camere non sono in condizioni di eguaglianza con violazione degli artt. 48 e 51 Cost”. “Nei 22 ricorsi presentati in altrettanti tribunali italiani la discrepanza delle soglie di accesso – ricorda Bessotri- era già uno dei motivi di incostituzionalità. Soltanto 5 ricorsi sono approdati al vaglio della Corte, gli altri sono ancora in primo grado o in appello. Da qui a fine novembre teoricamente il tempo utile per inviare nuovi ricorsi in Corte Costituzionale, e perché siano esaminati e decisi prima delle elezioni del 2018”. E dunque “dai vecchi ricorsi e dal nuovo, se i giudici ordinari vorranno dare un seguito alle sollecitazioni della Consulta del presidente della Repubblica verrà data occasione alla Corte Costituzionale di provvedere direttamente all’armonizzazione delle leggi elettorali”.

“I cittadini italiani – sottolinea ancora- hanno diritto a votare con una legge elettorale che dia garanzie reali di rappresentanza democratica. Dopo l’impasse sul Tedeschellum, con la bocciatura delle norme speciali e incostituzionali per il Trentino Alto Adige, si è profilata la paralisi anche per semplici norme di armonizzazione delle due leggi elettorali sopravvissute alle amputazioni della Corte” prosegue Besostri, e spiega “L’armonizzazione si impone perché lo chiede il buon senso, lo auspica il Presidente della Repubblica, ma soprattutto è richiesto dalla stessa sentenza n. 35/2017 di annullamento parziale della legge n. 52/2015(Italicum), ottenuto dal gruppo degli avvocati antitalikum”.

“La Corte Costituzionale ha fatto il suo dovere nell’ambito delle ordinanze dei tribunali. La mancata armonizzazione delle leggi di Camera e Senato – conclude- non è di sua responsabilità, ma di un Parlamento che ha approvato una legge per la sola Camera dei Deputati con un premio di maggioranza non previsto al Senato, senza coalizioni di liste e con una soglia di accesso del 3%, inferiore a quella del Porcellum” e “la legge elettorale era incostituzionale”.