Nuova chiamata su legge elettorale. Pressing Orlando-Franceschini

Fissato approdo in aula per fine settembre. Ma resta nodo politico nel Pd. E agita possibile nuovo ricorso a Consulta

SET 13, 2017 -

Roma, 13 set. (askanews) – Che ci arrivi davvero è tutto da vedere. Il nodo politico, tuttavia, sta nella decisione in sé: la conferenza dei capigruppo della Camera conferma che la legge elettorale approderà in aula entro la fine di settembre. Un “segnale” di non voler rimanere immobili, mentre si diffondono notizie di nuovi ricorsi alla Consulta. Ma anche il frutto di un pressing sempre più insistente della minoranza dem.

Il travagliato iter del provvedimento, rispedito in commissione dopo “l’incidente” sulla norma che riguarda il Trenino Alto Adige, continua però ad essere pieno di incognite. Tanto per cominciare perché l’esame di Montecitorio sarà davvero possibile solo “ove concluso” il lavoro della commissione.

Il Pd (renziano), attraverso il capogruppo in Affari costituzionali, Emanuele Fiano, ha infatti posto come conditio sine qua non che prima si risolva il problema tecnico-politico legato proprio all’emendamento che passò a voto segreto sul sistema elettorale del Trentino Alto Adige. Durante la conferenza dei capigruppo sarebbe stato avanzato il cosidetto ‘Lodo Brunetta’: l’ipotesi di una norma transitoria che, facendo entrare in vigore il meccanismo a partire non dalle prossime ma dalle successive elezioni politiche, consentirebbe di fatto di “aggirare” lo scoglio. La presidente Laura Boldrini ha assicurato che gli uffici si occuperanno della questione.

Ma intanto i partiti si dividono tra chi considera la decisione di confermare l’approdo in aula come un segnale della volontà del Parlamento di assumersi le sue responsabilità e chi pensa che si tratti della solita “melina”. “La Capigruppo di oggi – dice per esempio Paolo Sisto di Forza Italia – ha sancito la ferma volontà di una larghissima parte dei gruppi parlamentari della Camera di rispondere all’appello del presidente Mattarella e scrivere una legge elettorale di matrice parlamentare”.

Diversa lettura viene data però da Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra italiana. “Oggi è apparso chiaro – sostiene – che manca la volontà delle forze politiche maggiori di trovare un accordo. Tutti dicono di volere fare la legge, ma intanto si rinvia la discussione e si fissa una scadenza finta che non verrà rispettata”. Insomma, il dubbio è che la data sia stata fissata solo perché nessuno vuole assumersi la responsabilità dell’immobilismo.

A dare slancio al dibattito in capigruppo, raccontano, sarebbero state anche le indiscrezioni di stampa circa l’imminente iniziativa di un gruppo di avvocati pronti a ricorrere alla Consulta perché intervenga per risolvere il problema di due leggi elettorali non omogenee per Camera e Senato. “E’ una cosa che non possiamo permettere”, avrebbe detto tra gli altri Renato Brunetta. In realtà, tra gli addetti ai lavori, quella strada viene considerata poco praticabile soprattutto per la ristrettezza dei tempi. L’arma di pressione sembra tuttavia aver avuto conseguenze.

Ciò che si attende, a questo punto, è soprattutto la prossima mossa di Matteo Renzi, che al momento non pare realmente intenzionato a toccare il Consultellum. Perché, ancora una volta, c’è prima da risolvere un nodo dentro il Partito democratico. Il pressing dell’opposizione dem sul segretario sta aumentando e oggi non è sfuggito ai cronisti il lungo colloquio tra Andrea Orlando e Dario Franceschini. “Non abbiamo parlato di legge elettorale”, ha assicurato il ministro della Giustizia. Che però sabato in un’iniziativa pubblica dal titolo “Unire il centrosinistra per unire l’Italia” avanzerà una sua proposta per cambiare il sistema di voto, prevedendo quel premio di coalizione che non scalda il cuore di Renzi. E dalle parti del ministro dei Beni culturali, che pure non potrà essere all’iniziativa, fanno sapere che c’è pieno sostegno. L’opposizione dem è convinta di aver messo a segno un punto a suo favore. “Se buona parte del suo partito e dell’arco parlamentare spinge perché si faccia la legge – argomenta un deputato – Renzi non potrà che agire per sottrarsi all’isolamento”.