Sicilia, Crocetta verso il ritiro della candidatura per sostenere Micari

Cinque anni tra riforme annunciate e fallimenti certificati

SET 5, 2017 -

Palermo, 5 set. (askanews) – Il possibile ritiro di Rosario Crocetta dalla corsa alla presidenza della regione siciliana spiana la strada alla candidatura per il Pd del rettore di Palermo Fabrizio Micari. Il governatore uscente ieri ha incontrato Matteo Renzi a Roma, per definire i termini del suo passo indietro. Con ogni probabilità, Crocetta, che ha chiesto 18 ore di riflessione, l’anno prossimo presenterà in Sicilia per il Senato una lista del suo movimento, il Megafono, legata al Pd.

Intanto oggi pomeriggio a Palermo la direzione regionale del Pd formalizzerà il suo sostegno a Fabrizio Micari. Un sostegno che gode del contributo di Ap di Angelino Alfano, e che potrebbe ottenere anche quello Pisapia. All’ex sindaco di Milano, infatti, non entusiasma la candidatura di Claudio Fava, e nelle prossime ore deciderà se rompere o meno con Mdp in Sicilia, per convergere su Micari nonostante la presenza di Alfano in coalizione.

Si va dunque, dopo 5 anni, ad una chiusura senza appello dell’esperienza di Rosario Crocetta al timone della Regione siciliana. Un lustro durante il quale l’ex sindaco di Gela ha dato vita a cinque squadre di governo alternando accanto a sé 58 assessori. Un percorso che, complice un contesto politico che sull’isola ha amplificato i propri contorni caotici e disordinati, si è tradotto in un’azione legislativa certamente meno incisiva di quelle che furono le premesse.

Partendo dalla certificazione, poi rientrata, del fallimento del bilancio regionale, ad opera della Corte dei Conti, cosa mai avvenuta prima d’ora, per arrivare al “flop” della riforma delle Province, passando per gli scandali giudiziari, l’amministrazione che Crocetta si appresta a lasciare non soddisfa neanche la sua stessa coalizione di governo, che anche per queste ragioni non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di sostenere un secondo mandato.

I fallimenti di Crocetta hanno riguardato soprattutto la gestione ordinaria della Regione. Fu un disastro, ad esempio, la gestione del “click day” per il Piano giovani, messo in crisi da un sistema informatico inadeguato che portò alle dimissioni con un lungo strascico di polemiche il giovane assessore alla Formazione Nelli Scilabra. E’ stata inadeguata la programmazione dei fondi europei, così come inadeguato si è rivelato il Piano rifiuti che ha portato il settore ad una paralisi. E ancora i 700 milioni di euro destinati alle reti idriche non utilizzati per intoppi burocratici; e gli altri 180 milioni di fondi sfumati per le coltivazioni biologiche.

A questi insuccessi vanno aggiunte anche alcune vicende giudiziarie che hanno costellato l’attività amministrativa del presidente, e culminate lo scorso 19 maggio nell’inchiesta per corruzione che vede coinvolto anche il sottosegretario alle Infrastrutture Simona Vicari, nell’ambito di una indagine che ha portato agli arresti del deputato regionale siciliano Girolamo Fazio e dell’armatore Ettore Morace.