Pisapia vede Speranza e D’Alema. “Presto coordinamento con Mdp”

Resta il nodo del perimetro: ex sindaco corteggia Civati, non vuole Si

LUG 19, 2017 -

Roma, 19 lug. (askanews) – Quando alla fine di un incontro fra due esponenti politici il comunicato annuncia la condivisione della “necessità di accelerare il percorso unitario” si può in genere considerare il colloquio come un mero passaggio interlocutorio. E’ quello che è accaduto oggi dopo che Roberto Speranza di Articolo 1-Mdp e Giuliano Pisapia, promotore di Campo progressista, si sono visti negli uffici della Camera. Il comunicato finale annuncia l’arrivo a breve (sette-dieci giorni, dicono fonti vicine all’ex sindaco di Milano) di una Carta del primo luglio “che indicherà i punti fondamentali dell’agenda programmatica per il Paese” e che è in corso di elaborazione sulla scrivania di Pisapia. Inoltre, la nota comunica che “verrà presto istituito un coordinamento provvisorio plurale ed aperto”. Senza nomi, per ora, e quelli che circolano vengono smentiti seccamente da Mdp.

Insomma, i nodi restano. Pisapia chiede la “rotazione”, cioè continua ad essere convinto che si debba evitare di dare al “nuovo soggetto politico” il volto antico di Massimo D’Alema. I due si sono parlati brevemente oggi. L’ex premier ha definito l’incontro una “utile e amichevole conversazione”, ma chi c’era racconta che il primo luglio a piazza Santi Apostoli i fedelissimi dell’avvocato milanese abbiano gradito poco la claque, le bandiere, le ovazioni per Pier Luigi Bersani e D’Alema da parte dei “trecento spartani portati da Leonida”, (D’Alema, appunto). Scorie, rancori che restano, ma non dovrebbero bloccare il processo unitario.

Altra questione di non poco conto, lo scioglimento di Mdp. Auspicato più volte da Pisapia, smentito finora da dalemiani e bersaniani: “Per il momento noi restiamo così, un conto sono i gruppi parlamentari (arriveranno entro settembre, ingloberanno gli ex dc di Bruno Tabacci, qualche ex M5S, forse i dem che già sono parte del dibattito di Campo progressista come Franco Monaco e Masssimo Mucchetti, ndr) altro è il nostro scioglimento, che per ora non c’è: il processo sarà lento”, precisa una fonte parlamentare. Prima dei parlamentari, si unificheranno anche gruppi a livello di consigli comunali e regionali, secondo le previsioni che si fanno in ambienti di Campo progressista. Speranza, a Rainews, avverte che servirà “un processo dal basso”. “Noi però – avvertono da Campo progressista – non siamo disponibili a confederare gruppi e gruppetti come con le esperienze passate. Senza puntare la pistola alla tempia a nessuno, ma vogliamo arrivare al voto con un soggetto politico in formazione”.

Il punto però è il perimetro della futura formazione politica: dentro Mdp, Tabacci, gli ecologisti (i Verdi di Bonelli e di Monica Frassoni), per Pisapia restano fuori i “civici” di Anna Falcone e Tomaso Montanari che si sono riuniti a giugno al Teatro Brancaccio, come fuori resta la ex “sinistra radicale” di Rifondazione ma anche Sinistra italiana di Nicola Fratoianni. Che però ha i gruppi insieme a Possibile di Pippo Civati, altro interlocutore del giro romano di Pisapia. “Difficile che Civati si presti a una operazione che mira a isolare noi”, dicono a Si.

Altra sponda romana di Pisapia, la minoranza Pd. Incontrando Cuperlo, Orlando e una ricca pattuglia di parlamentari dem, l’ex sindaco meneghino ha messo in chiaro (dopo aver visto ieri David Sassoli del’area di Franceschini e la presidente della camera Laura Boldrini) di considerarsi l’uomo giusto per costruire un ponte con quell’area. Una operazione che guarda oltre Renzi, ma non necessariamente al dopo Renzi né a una ipotetica nuova scissione. “Cuperlo ci aveva informato – dice un alto dirigente renziano – quel dialogo per noi non è un problema”. A fatica, quindi, Pisapia prova a disegnare il suo “campo largo”. Sempre però tenendo presente l’obiettivo “del centrosinistra coalizionale, l’unico che ci ha consentito di governare”, dicono i suoi. E quindi obiettivi puntati sulla ripresa di settembre, quando in teoria potrebbe rinascere un confronto sulla legge elettorale e cambiare completamente scenari e aggregazioni politiche.