Migranti in Lombardia, Gualzetti: capire che integrazione è realtà

Dir. Caritas Ambrosiana: serve convivenza su dialogo non su paure

GIU 22, 2017 -

Milano, 22 giu. (askanews) – “I dati mostrano che in Lombardia sta avvenendo una progressiva integrazione della popolazione straniera: gli immigrati arrivati negli anni passati acquisiscono la cittadinanza e diventano italiani. Oltre la metà degli alunni stranieri sui banchi di scuola nella nostra regione potrebbe avere le carte in regola per diventare italiana se fosse approvata la legge sullo Ius soli: è venuto il tempo di prendere atto di questa realtà”. E’ quanto ha dichiarato il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti, a margine della presentazione a Milano del XXVI Rapporto immigrazione 2016 stilato da Caritas Migrantes.

“Questo rapporto cerca di focalizzare l’attenzione sul futuro dell’immigrazione e quindi anche il nostro, perché siamo troppo focalizzati sugli sbarchi, sugli approdi, l’emergenza, i centri di accoglienza, i posti da trovare, e anche noi come Caritas, difficilmente riusciamo ad avere la mente lucida per recuperare la giusta dimensione del fenomeno e quindi capire anche le cause per cui arrivano queste persone ma soprattuto le prospettive future” ha proseguito Gualzetti, spiegando che “questo rapporto vuole richiamarci tutti e dire, già ci sono in Lombardia 1.200mila stranieri che da tempo sono qui da noi, quelli che arrivano per i flussi sono una piccolissima parte (anche se mettono sotto stress l’intero sistema di accoglienza), e noi dobbiamo lavorare perché questo milione di persone si senta a casa e non solo ospite, o sopportati, o accusati di portare via il lavoro, perché questo è nel nostro interesse”.

“In particolare mi ha colpito il dato dei bambini che oggi frequentano le nostre scuole: in Italia sono 800mila e in Lombardia più di 200mila, il 60% di loro è nato in Italia e quindi stanno già assolvendo a quel dovere di integrazione e di conoscenza della cultura locale che è poi la condizione per avere la cittadinanza” ha continuato il direttore di Caritas Ambrosiana, sottolineando che “noi speriamo che arrivi una cittadinanza riconosciuta con lo Ius Soli o Ius Culturae, perché ci sembra un riconoscere un dato di fatto di una situazione che questi bambini di fatto hanno: incontrano i nostri bambini nelle scuole e stanno facendo quel processo di integrazione che dovrebbe impegnare anche gli adulti nel mondo del lavoro e in quello della politica”.

“Se mi si chiede che cosa si potrebbe fare di più – ha concluso Gualzetti – per esempio un governo del fenomeno meno emotivo, con toni un po’ più pacati, aderenti ad una realtà che è questa e non è quella che è rappresentata per spaventare: qui c’è molto lavoro da fare in termini culturali e in termini di creare le condizioni perché la convivenza futura sia vera, sia basata sull’incontro e il dialogo e non sulle paure.”