L’attacco hacker ferma in Francia gli impianti Renault

L'Europol dice che è un colpo senza precedenti

MAG 13, 2017 -

Parigi, 13 mag. (askanews) – Alcuni siti di produzione della Renault sono stati fermati in Francia a causa dell’ondata di cyberattacchi avvenuti ieri e che hanno colpito anche la casa autombilistica francese: lo ha reso noto la direzione della stessa Renault. Il fermo della produzione “fa parte delle misure di protezione adottate per evitare la propagazione del virus”, hanno spiegato fonti della Renault senza fornire alcun dettaglio sulle fabbriche coinvolte. Stando a fonti sindacali, il fermo riguarderebbe in particolare la fabbrica di Sandouville, dove vengono prodotti dei veicoli da trasporto industriale. In precedenza la direzione aveva reso noto di aver sospeso la produzione anche nella fabbrica slovena di Novo Mesto.

Anche la Banca centrale russa, diversi ministeri e il sistema ferroviario russi sono rimasti vittime dell’attacco informatico. Il centro di monitoraggio degli attacchi hacker nel settore finanziario e creditizio della Banca centrale “ha stabilito che non sono stati compromessi i dati degli istituti bancari”, ha reso noto oggi l’istituzione bancaria. Anche la più grande banca russa, Sberbank, ha fatto sapere che le sue agenzie hanno “individuato in tempo i tentativi di penetrare nell’infrastruttura”, attivando quindi “gli strumenti di difesa” che hanno consentito di evitare che il virus entrasse nel sistema.

E l’azienda ferroviaria di Stato, Russian Railways, ha fatto sapere di aver “localizzato” un attacco, senza fornire dettagli su eventuali danni, assicurando che “il trasporto passeggeri e merci procede come da routine”.

L’attacco informatico globale avvenuto ieri è di un “livello senza precedenti e richiederà un’indagine internazionale complessa per identificarne i responsabili”: è quanto si legge in un comunicato diffuso dall’Europol.

Sono stati più di 45.000 gli attacchi informatici messi a segno ieri in almeno 74 Paesi, tra cui Italia, Regno Unito, Spagna, Russia, India, Cina, Ucraina, Taiwan ed Egitto.

Il virus è stato trasmesso attraverso un malware inviato per e-mail; una volta installato, questo permetteva al “ransom” di entrare nei pc bloccandone l’accesso ai dati; lo sblocco era possibile solo mediante il pagamento di un riscatto (da cui la denominazione del virus) esclusivamente in bitcoin, ritenuta la valuta meno rintracciabile del mondo.

Secondo quanto ricostruito dal New York Times, il virus si tipo ransomware era stato diffuso on-line da un’organizzazione denominata Shadow Borkers, specializzata nella commercializzazione illegale di materiale informatico rubato alla National Security Agency (Nsa) americana; la Microsoft aveva risposto con un patch di sicurezza già nel marzo scorso, ma gli hacker hanno approfittato del fatto che la maggior parte degli obiettivi vulnerabili – specie gli ospedali – non avevano ancora effettuato l’upgrade dei propri sistemi.

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