Elezioni anticipate a luglio, tra renziani torna voglia del voto

Spinta da andamento congresso e timori per legge bilancio

MAR 28, 2017 -

Roma, 28 mar. (askanews) – Nella storia della Repubblica non si è mai votato a luglio, ma tra i renziani è una suggestione che inizia a farsi spazio. Complice la manovra di autunno che si annuncia complicata e l’andamento positivo del congresso nei circoli Pd, l’idea di correre al voto sta riprendendo quota e se ne parla nei capannelli in Transatlantico.

“Certo non sarebbe facile convincere il capo dello Stato – ammette un deputato renziano – ma soprattutto se ci sarà una alta affluenza alle primarie e Renzi otterrà una ampia legittimazione un tentativo di andare a votare, anche a luglio, si potrebbe fare”.

L’obiettivo è quello di non doversi intestare la legge di bilancio in campagna elettorale. “Se la dobbiamo fare noi – prosegue il deputato – è meglio avere davanti una prospettiva lunga. Se poi le elezioni le dovessero vincere i 5 stelle, sarà responsabilità loro, li vedremo subito alla prova”.

L’idea di dover sostenere una manovra pesante, magari anche con un innalzamento di tasse e accise, infatti spaventa molto Matteo Renzi e i suoi. L’ex premier e segretario Dem ieri ha ribadito “stima e amicizia” nei confronti del ministro Pier Carlo Padoan, ma più volte, in pubblico e in privato, ha ribadito la necessità di non mettere le mani nelle tasche degli italiani, sia nella manovrina correttiva che nella legge di bilancio. La manovrina di aprile, ha assicurato oggi Gentiloni, sarà “un decreto correttivo ma anche un decreto per la crescita, avremo insieme Def e Dec”, dunque non una “operazione di depressione” dell’economia. E per quanto riguarda la legge di bilancio c’è una “discussione in corso con la Commissione Ue” con la convinzione che “la flessibilità sia non solo possibile ma necessaria”. Parole in linea con il pensiero di Renzi. Ma che non rassicurano pienamente i parlamentari vicini all’ex premier.

Da qui l’idea di spingere per il voto a luglio, cosa che richiederebbe una accelerazione notevole dopo il congresso. Considerando che il voto deve tenersi tra 45 e 70 giorni dopo lo scioglimento delle Camere, questo dovrebbe essere deciso al massimo poco dopo la metà di maggio. Senza che, al momento, ci siano passi avanti sulla legge elettorale. Cosa che però non sembra fermare il piano: “Qualche giorno fa – rivela un altro onorevole Dem – c’è stata una riunione e si è iniziato a parlare di liste. Una cosa molto preliminare, ma abbiamo iniziato a chiederci: se si votasse a breve con la legge elettorale, chi mettiamo in lista? E’ un segnale. Così come è un segnale il fatto che di elezioni anticipate non si parli più: se si vogliono davvero bisogna smettere di dirlo”.