E’ scontro politico sui medici obiettori assunti al San Camillo di Roma

Ma altre regioni sono già pronte a seguire il Lazio

FEB 23, 2017 -

Roma, 23 feb. (askanews) – Prenderanno servizio a giorni i due dirigenti medici, ginecologi, assunti dall’ospedale San Camillo di Roma per praticare interruzioni volontarie di gravidanza secondo la legge 194. Ma quel concorso col quale sono stati selezionati, che specificatamente richiedeva medici non obiettori di coscienza all’aborto, a molti proprio non è andato giù. E se il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, che l’ha fortemente voluto, difende la sua scelta ribadendo che solo così si può garantire l’applicazione della legge visto che le cifre in Italia parlano di una percentuale di medici obiettori che tocca il 70%, i vescovi della Cei, subito intervenuti, non sono della stessa opinione, ma anche il ministro della Salute, Lorenzin, che ha sottolineato come la legge “non preveda questa selezione”.

Il punto sta nel fatto che la legge 194 prevede l’obiezione di coscienza all’articolo 9, chiarendo che essa “esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza”. Allo stesso tempo, però, “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle procedure previste e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti”, “la regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale”.

Di qui l’idea di un concorso “ristretto” ai non obiettori, con l’indicazione chiara di non poter cambiare idea nei primi sei mesi di prestazione e in seguito di rischiare il trasferimento o l’esonero. Ma “un concorso che esclude coloro che sono obiettori è di dubbia legittimità”, ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale, Cesare Mirabelli, spiegando che “l’obiezione di coscienza è un diritto fondamentale riconosciuto alla persona e non può essere un requisito la rinuncia a questo diritto per partecipare a concorsi pubblici”.

Insomma, “la libertà di coscienza è inalienabile e può essere esercitata in qualsiasi momento, anche successivamente alla nomina. Questo elimina anche il rilievo che un requisito di questo tipo possa essere richiesto e imposto al momento dell’assunzione”.

Alzata di scudi anche da parte degli ordini dei medici di Roma: “Prevedere un concorso soltanto per non obiettori di coscienza ha il significato di discriminazione di chi esercita un diritto sancito dalla bioetica e dalla deontologia medica”, tuona il presidente Lavra. E “non risulta – precisa – che i servizi di IVG, nel rispetto della legislazione, non siano mai stati assicurati nell’azienda Sanitaria pubblica”.

Sull’altro versante i senatori Pd: “Abbiamo già pronto un disegno di legge per regolamentare la riserva concorsuale per i medici non obiettori. Abbiamo intenzione di presentarlo al più presto e di chiederne la rapida calendarizzazione”, annunciano i senatori del Pd Monica Cirinnà, Sergio Lo Giudice e Beppe Lumia, componenti della Commissione Giustizia, convinti che il governatore del Lazio Zingaretti e il direttore generale dell’ospedale San Camillo di Roma abbiano “percorso la strada più giusta per riconoscere diritti sanciti da una legge dello Stato: quelli delle donne alla tutela della salute e ad avere accesso all’interruzione volontaria di gravidanza”.

Eppure, malgrado la situazione controversa, molte regioni in affanno sotto il profilo della pratica delle Ivg, guardano con interesse alla soluzione individuata dal Lazio. A cominciare da quelle, dove i medici obiettori son in alta percentuale. Secondo i dati del Ministero, nel Molise è obiettore di coscienza il 93,3% dei ginecologi, il 92,9% nella PA di Bolzano, il 90,2% in Basilicata, l’87,6% in Sicilia, l’86,1% in Puglia, l’81,8% in Campania, l’80,7% nel Lazio e in Abruzzo.

In generale, a quanto riferisce la Relazione annuale al Parlamento sull’applicazione della 194, “Riguardo l’esercizio dell’obiezione di coscienza e l’accesso ai servizi IVG su base regionale e, per quanto riguarda i carichi di lavoro per ciascun ginecologo non obiettore, anche su base sub-regionale, non emergono criticità nei servizi di IVG. In particolare, emerge che le IVG vengono effettuate nel 59.6% delle strutture disponibili, con una copertura adeguata, tranne che in Campania, Molise e P.A.

Bolzano”.

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