Maroni: dialogo con Berlusconi. Salvini: parlo con chi voglio

Visioni opposte in casa Lega Nord su strategia voto

FEB 7, 2017 -

Milano, 7 feb. (askanews) – Modello classico di alleanza come in Lombardia contro modello trumpista-lepenista. Le vedute in casa Lega sulla strategia politica da adottare in vista delle elezioni rimangono distanti. Per Roberto Maroni (che su questo punto è in sintonia con Umberto Bossi) c’è la necessità di un dialogo con Berlusconi, che “è tornato a dare le carte”, anche se oggi si è pronunciato con una certa nettezza contro l’euro. Ma da Roma il segretario federale Matteo Salvini ha replicato: “Parlo con chi voglio e lascio come occupazione a giocare a carte o alle slot machine ad altri”. Visioni opposte.

“Non c’è nessuna alternativa all’alleanza tra Lega e Forza Italia. Dove c’è stata ha funzionato, dove c’è funziona”, aveva affermato in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Maroni, secondo cui se si vuole andare al voto anticipato è con Berlusconi che “bisogna parlare”, perché è lui che è “tornato a dare le carte”. Salvini ha insistito, come fa da mesi, sulle elezioni anticipate: “Sono pronto a fare le primarie, le secondarie, le terziarie. Siamo pronti a confrontarci con i cittadini ovunque, da Nord a Sud domattina. Chi scappa dal voto vuol dire che non ha la coscienza pulita”, ha detto. Una eventualità remota, quella del voto, invece, per Maroni: “Tra le mie certezze, c’è quella che Berlusconi non vuole elezioni anticipate. Per tanti motivi, tutti legittimi. Anche se non tutti politici. Però, oggi il dominus è tornato ad essere lui”, “lui è il capo di Forza Italia, e se non si convince lui, non si va a elezioni neanche se lo vogliono Renzi, Salvini e Grillo. C’è poco da fare”. “Io a Salvini l’ho consigliato – ha aggiunto – : piuttosto che dialogare con Renzi, che si è impigliato nella rete, dovrebbe discutere con Berlusconi”.

La posizione di Maroni, che si è detto favorevole alle primarie, viene letta da alcuni osservatori come un’indicazione di futura leadership del centrodestra in cui può essere spazio per chi, come lui, ha una visione più dialogante e istituzionale della politica. E, ad esempio, per distinguere il ruolo di leader della coalizione da quello del candidato premier. “Si può ragionare sul fatto che le primarie servano soltanto a designare il candidato premier e non il leader della coalizione – ha affermato Maroni nell’intervista al Corriere – e non è detto che il premier debba essere un segretario di partito. Per dire: un capo del governo la mano alla Merkel deve stringerla. Un capo di partito, invece, può dire dei danni fatti dalla Merkel”. Quanto a Bossi “è fuori classifica. Quando fui eletto segretario, lui faceva interviste per dire che ero un traditore. Ma lui può dire quello che vuole, perchè senza di lui nessuno di noi sarebbe dove è. Anzi, se dovesse valere la regola delle due candidature al massimo, per lui farei un’eccezione. Detto questo, il segretario della Lega è Salvini e la Lega farà come dice lui”.