Che fine ha fatto la legge sul fine-vita

A Montecitorio a 10 anni dalla morte di Welby. Bonino: non può decidere il medico

DIC 20, 2016 -

Roma, 20 dic. (askanews) – “Ricordiamo tutti i giorni della commozione e delle polemiche che accompagnarono dieci anni fa la morte di Piergiorgio Welby, così come le discussioni al momento della fine di Eluana Englaro e, in anni più recenti, l’addio a Max Fanelli. Ma nulla poi è seguìto, sul versante istituzionale”.

Lo ha sottolineato la presidente della camera, Laura Boldrini, in un messaggio inviato al convegno “Dieci anni dopo Welby, il Paese è cambiato. Dov’è la legge?”, organizzata dall’Associazione Luca Coscioni oggi a Montecitorio per rilanciare l’appello per una legge che regolamenti il fine vita, richiesta condivisa, si legge in una nota, dal 77% degli italiani secondo i dati di una ricerca Swg datata dicembre 2016. Welby, radicale, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, “riuscì a ottenere il diritto a morire senza soffrire, grazie al coraggio di un medico che aveva deciso di rischiare 15 anni di carcere per la libertà”, sottolinea il comunicato dei promotori del convegno.

“Nessuno può farla troppo facile, e negare quanto sia delicato un tema come il fine vita, quanto profonde – ha osservato ancora Boldrini – siano le sue implicazioni di ordine etico, religioso, sociale. Ma la risposta a questa complessità non può continuare ad essere la scelta di non scegliere, che lascia soli gli ammalati, le loro famiglie, gli operatori del settore sanitario”.

La terza carica dello Stato ha riconosciuto che “se anche arrivassimo a scadenza naturale” della legislatura “di tempo non ne rimarrebbe più molto. Però l’esigenza resta lì, in tutta la sua rilevanza. E va in questa direzione la recentissima decisione della Commissione Affari Sociali di adottare un testo base delle proposte di legge sul consenso informato e le dichiarazioni anticipate di trattamento”.

“Abbiamo fiducia nella volontà di molti parlamentari di voler arrivare ad una buona legge sul testamento biologico. Al tempo stesso, non possiamo lasciare cadere le richieste dei malati. Non siamo a favore dell’eutanasia, ma contro l’eutanasia clandestina e per l’eutanasia legale”, ha affermato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e promotore della campagna Eutanasia Legale.

Tra le personalità intervenute al convegno e a sostegno dell’appello, Emma Bonino. “Il dolore è completamente inutile, serve a volte per fare la diagnosi, ma dopo non ha senso”, ha detto, citando l’oncologo Umberto Veronesi recentemente scomparso. “Perché ci vuole una legge? Perché – ha spiegato l’esponente radicale – la risposta deve essere uguale per tutti e non affidata alle scelte di un medico, alla fortuna di trovare quello giusto. A qualcuno tocca decidere e questo qualcuno non può essere che se stesso, non può essere il medico o qualcun altro”.

Quanto a chi si oppone alla legge sul fine vita, “chi dice ‘io non lo farei’ – ha osservato Bonino – va sostenuto, però non può diventare ‘anche tu non lo devi fare'”.

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