Salvini all’incasso: primarie a gennaio, congresso s’allontana

"Al voto subito con qualunque legge". Maroni: prima cambiamola

DIC 5, 2016 -

Milano, 5 dic. (askanews) – Ci sono le primarie del centrodestra (“anche a gennaio”), l’indisponibilità assoluta a sostenere qualsiasi governo tecnico o di scopo, il no al “totopremier” e soprattutto la richiesta di andare al voto subito, con “qualsiasi legge elettorale”, nell’orizzonte politico indicato da Matteo Salvini all’indomani delle dimissioni annunciate dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Si allontana, invece, il Congresso della Lega, fino a ieri da tenersi “entro l’inverno”, come aveva assicurato lo stesso Salvini pochi giorni fa. Le elezioni politiche, ha spiegato invece oggi in conferenza stampa in via Bellerio, “in ordine di importanza vengono prima del Congresso”.

Le divergenze sul percorso politico tra i due esponenti più in vista del Carroccio, però, rimangono: “Una legge elettorale si può fare in poche settimane e andare a votare in primavera”, ha detto oggi il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. Non proprio la strada indicata dal “Capitano”. Solo una settimana fa, il botta e risposta tra i due sull’opportunità della firma dell’Accordo per la Lombardia siglato dallo stesso Maroni con Renzi. Per Salvini, il premier “vende bufale a tutti”, per il presidente della Lombardia, i finanziamenti promessi per le infrastrutture della Regione sono “soldi veri”.

La leadership di Salvini esce comunque rafforzata, dopo l’esito referendario. Ma il tema della coesione interna, con l’anziano fondatore Umberto Bossi che non perde occasione per criticarlo, rimane una fonte di preoccupazione. Non tanto per il suo “peso interno” ma per la carica simbolica che riveste, soprattutto per militanti di vecchia data. Lo suggeriscono le parole del segretario federale, che oggi a un ascoltatore di Radio Padania che raccomandava alla Lega di continuare la battaglia da sola, ha replicato: “Se andiamo avanti compatti, senza litigi, senza beghe interne, non ce n’è per nessuno. Lo dico perché anche in queste scorse settimane c’è qualcuno che ha parlato di temi che non c’entravano niente con il referendum, né con la Costituzione, né con l’Europa, né con Renzi o le tasse, cose che non interessano a nessuno. E queste beghe di partito fanno perdere tempo ed energia”.

Salvini ha insistito più volte oggi nelle numerose interviste rilasciate sul fatto che la Lega non sosterrà alcun governo “che tiri a campare”. E a chi esplicitamente gli ha domandato se la Lega voterebbe un governo con l’incarico di approvare una nuova legge elettorale, ha risposto secco: “No”. E ha precisato gli altri punti imprescindibili. Sulle primarie del centrodestra: “Non sono ipotizzabili scelte dall’alto o candidature autoproclamate”, perché “chiunque voglia guidare il centrodestra deve avere il consenso popolare, dal nord al sud”; sulla legge elettorale: “non va bene una che porta alle grandi coalizioni” quindi no al “proporzionale puro” perché provoca “ammucchiate”.

Con il proporzionale, ha aggiunto Salvini, “gli elettori non sanno chi li governa, ci sono grandi coalizioni, da destra e da sinistra, da sopra e da sotto ci si inventano governi che non sono né carne né pesce”. Salvini ha assicurato quindi che sarà lui a guidare la delegazione della Lega dal presidente della Repubblica.

Sul fronte delle possibili alleanze, Salvini non sembra aver chiuso la porta ad un dialogo con Grillo, sottolineandone non solo le distanze di vedute ma anche le convergenze. Con il Movimento 5 Stelle, ha detto a Radio Padania, “ci sono punti in comune: l’onestà e la trasparenza, il limite di eleggibilità al doppio mandato. Ci confronteremo, ci incontreremo, ma su reddito di cittadinanza, immigrazione e sicurezza non la vediamo nella stessa maniera”. A alla domanda se intende fare un altro tentativo di dialogo con il M5s ha replicato: “Ho chiesto l’incontro a Grillo una, due, tre volte. Al terzo ‘no’ me ne faccio una ragione e dormo lo stesso”.