Inchiesta ‘ndrangheta in Expo, M5S: serviva protocollo legalità

Carcano: "L'Esposizione evidentemente non è stata 'mafia free'"

OTT 25, 2016 -

Milano, 25 ott. (askanews) – “Avevamo chiesto che anche i padiglioni stranieri e le infrastrutture vendute come ‘connesse ad Expo’ firmassero il Protocollo di legalità, le infiltrazioni della ‘ndrangheta in Expo sono il risultato della mancanza di volontà di Regione, Comune di Milano e Expo di alzare al massimo il livello dei controlli”. E’ quanto ha affermato la consigliera regionale del M5S Lombardia, Silvana Carcano, commentando l’indagine della Dda di Reggio Calabria su imprenditori contigui ad alcune cosche calabresi che erano riusciti ad aggiudicarsi anche appalti e subappalti di alcuni padiglioni di Expo 2015.

“Sappiamo bene che la firma non poteva essere vincolante su dei Paesi esteri ma non possiamo non ricordare che si doveva tentare molto di più affinché questi Paesi non arrivassero in Italia per approfittare della libertà che godevano nella gestione degli appalti. E tante infrastrutture vendute come connesse ad Expo, in realtà non lo erano, tanto che alcune delle quali sono ancora in costruzione, libere dai controlli restrittivi del Protocollo. Lo ribadiamo, la criminalità organizzata si infiltra dove la politica abbassa la guardia” ha proseguito Carcano, sottolineando che “proprio per questo stiamo chiedendo, da mesi, che Arexpo firmi immediatamente il protocollo di legalità. Expo evidentemente non è stato ‘mafia free’ ma senza quella firma anche il futuro dell’area ha un destino segnato da infiltrazioni, appalti truccati e riciclaggio”.