Referendum, Berlusconi: se vince “Sì” rischio dittatura. Renzi: ingiusto

"Serve a Renzi per legittimazione elettorale che non ha mai avuto"

OTT 22, 2016 -

Milano, 22 ott. (askanews) – Votare “no” al referendum perché la riforma costituzionale toglierà libertà agli elettori, non renderà più efficiente il Paese e non ridarà slancio all’economia, mentre una vittoria del “sì” legittimerebbe il governo Renzi aprendo la strada a una pericolosa deriva autoritaria, una vera e propria dittatura della sinistra. Silvio Berlusconi torna a fare sentire la sua voce, anche se un po affaticata, con un videomessaggio registrato per la manifestazione a sostegno del “No” al referendum di dicembre, organizzata dalla coordinatrice per la Lombardia di Fi, Mariastella Gelmini, al Teatro Nuovo di Milano.

Manifestazione che ha registrato una folta presenza di esponenti politici forzisti, locali e nazionali, e di elettori armati di bandierine con la scritta “No” da sventolare in stile convention americana. Fra i parlamentari presenti Laura Ravetto, Giacomo Caliendo, Luca Squeri, Marco Marin e Daniela Santanchè, che ha dato voce, con il suo stile da “pasionaria”, a un altro tema affrontato a più riprese durante la manifestazione: quello della riforma della giustizia “vero cancro del paese”. “Molti subiscono la gogna mediatica e poi sono assolti”, senza conseguenze per i giudici che sono “una casta che si auto assolve”.

“Nessuno può darci lezioni in materia di riforme”, ha esordito Berlusconi nel videomessaggio, ricordando che il suo discorso alla Camera del ’95 “già delineava la riforma costituzionale” poi approvata nel 2005 e bloccata con un referendum dalla sinistra che “fece così perdere al Paese 10 anni”.

Berluconi ha poi ricordato di aver “dato fiducia a Renzi che all’inizio parlava di riforma condivisa negli interessi italiani”, invece “l’obiettivo era quello di tagliare un abito su misura per il suo governo, che non è stato eletto dagli italiani perché l’ultima volta che i cittadini hanno potuto scegliere da chi essere governati è stato nel 2008, quando è stata data vita al nostro governo”. Il Paese, secondo il leader di Fi, ha “bisogno di una riforma, ma non di una riforma che è pericolosa perché può portare a una deriva autoritaria, con un uomo solo al comando padrone dell’Italia e degli italiani, una vera e propria dittatura della sinistra”.

L’ex premier è poi passato a snocciolare i punti salienti della “sua” riforma: “Elezione diretta del Presidente; numero dei parlamentari dimezzati; vincolo di mandato per cui non si può cambiare bandiera senza dimettersi; fissare una percentuale massima della pressione fiscale sul Pil che nessun governo potrà superare; una vera riforma delle Regioni, che oggi sono diventate un’altra grande e costosa burocrazia. Ma prima – ha aggiunto – bisogna prima liberare campo da questa riforma che è scritta male ed è pericolosa”.

Secondo Berlusconi il referendum rappresenta “l’ultima occasione per Renzi per tentare il rilancio e ottenere quella legittimazione elettorale che non ha mai avuto”. Ed è per volontà dello stesso Renzi che “il voto sul referendum è anche un voto sul suo governo. Se vince il “No” “si andrà verso nuove elezioni e, con nuova legge elettorale, si darà stabilità al paese per iniziare un percorso di riforme condivise”.

Renzi a sua volta, intervenendo a Trapani a una convention per il “Sì” al referendum, ha dichiarato:”Sostenere che l’Italia sia una dittatura è ingiusto per l’Italia. E dovrebbero essere tutti a dire che è ingiusto. E’ una accusa che non possiamo accettare”.

“Trent’anni di tentativi di riforme sono andati a vuoto. Il governo D’Alema, il patto della crostata D’Alema-Berlusconi, l’articolo V, poi l’esecutivo Berlusconi, la commissione dei saggi. Sono 30 anni che dicono che devono essere superate certe cose. E cosa è cambiato da 30 anni a ora? Che noi ce l’abbiamo fatta. Abbiamo convinto i senatori. E adesso c’è questo referendum”, ha aggiunto il premier.

“La riforma è il punto di partenza per dire all’Europa e al mondo che l’Italia è più semplice. E mi servirà per dire che in Europa servono riforme strutturali”, ha concluso Renzi.

Int9