Petrini: per Dario Fo celebriamo gioia, allegria e solidarietà

"Ritroviamo la gioia di chiamarci compagni e compagne"

OTT 15, 2016 -

Milano, 15 ott. (askanews) – “Questo sabato di fine settimana, noi stapperemo le bottiglie e mangeremo e berremo e canteremo e se possiamo balliamo e se possiamo facciamo l’amore. Esprimiamo tutta la nostra allegria, ritroviamo la gioia straordinaria di chiamarci compagne e compagne, non solo perché dividiamo il pane, ma perché condividiamo la gioia e la fraternità”. Questo uno dei passaggi del discorso d’addio di Carlo Petrini in memoria di Dario Fo, pronunciato sul sagrato del Duomo di Milano per le esequie laiche del premio nobel per la letteratura. “Dobbiamo celebrare sotto la pioggia la gioia, l’allegria, una vita spesa nella solidarietà.

Il fondatore di Slow food ha espresso l’ultimo ricordo dell’amico artista “quando sul letto di ospedale, cinque giorni fa, ci ha intrattenuto per un’ora e mezza a descrivere le visioni che aveva davanti”. “Questo copione non l’ho fatto io – ha detto Petrini citando Fo – lo sto interpretando. Vedo queste figure, perché sono drogato. E questa droga mi rende impotente”.

Ma lui, ha aggiunto Petrini, “le sapeva descrivere e insieme alle figure sentiva delle voci della drammaturgia shakesperiana. Le voci dei pazzi, dei matti, che sono fuori di noi ma che diventano parti di noi”.

La cerimonia, che si era aperta sulle note della sigla d’apertura versione televisiva di Mistero Buffo, si è conclusa sotto una fitta pioggia con “Bella Ciao”, suonata dalla Banda degli ottoni e cantata da centinaia di persone salutate da Jacopo Fo a pugno chiuso: “Grazie, compagni”.