Scontro in aula su Ue, Renzi: proposto temi alti, risposte basse

Tra ironia sul Nobel e accuse su banche e rifiuti, premier duella con Brunetta, Lega e M5s

OTT 12, 2016 -

Roma, 12 ott. (askanews) – L’ordine del giorno reca “Comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del COnsiglio Europeo del 20 e 21 ottobre”. E di Europa si parlerà, ma lo scontro tra Matteo Renzi e le opposizioni in aula alla Camera si accende su altri temi. Il premier lamenta lo svolgimento di un “dibattito disarticolato, tra persone che parlano del Consiglio Europeo e chi si cimenta in argomenti a piacere”. E il fatto che alla proposta di “temi alti” siano arrivate “risposte basse”. Alle quali però Renzi non rinuncia a rispondere, con toni che alzano ancora di più la temperatura dello scontro. Perchè nel dibattito sono state espresse “considerazioni su cui non replicare parrebbe segno di viltà”.

E l’elenco è lungo: Giuseppe Brescia del M5s parla di “dittatura 2.0”; il forzista Renato Brunetta accusa Renzi di essere “un imbroglione”, di “aver parlato del nulla”, e la maggioranza di aver fatto “carne di porco della democrazia”; il leghista Massimiliano Fedriga accusa il governo per la gestione della crisi bancaria e per il presunto ruolo di Marco Carrai nella vicenda Mps, contesta il “falso in bilancio” nelle previsioni del Def, i dati dell’occupazione “gonfiati dai voucher”. Dibattito che Renzi riassume così: “Uno parla di Europa, e gli altri rispondono su altre cose. Atteggiamento tipico di chi non intende avanzare proposte ma si accontenta di attaccare le proposte degli altri, di chi non si rimbocca le maniche ma alimenta paura e complottismo. Oggi a fronte di una richiesta di discussione sull’Europa, la risposta è su temi più piccoli e banali slegati dai temi europei”.

Ma alla “lotta nel fango” Renzi non si sottrae. Il primo bersaglio sono i Cinque Stelle: via con le citazioni di Di Maio che confonde Cile e Venezuela, dello “statista” Alessandro Di Battista stigmatizzato dal New York Times sulla Nigeria, delle “sirene nel Mediterraneo che vedono autorevoli espoonenti del M5s”. Poi è il turno di Brunetta: “Non parlavo del nulla, perchè non parlavo di lei”, è la frase che scatena dure proteste dalle opposizioni. E poi l’ironia sul calibro da economista del capogruppo Fi: “E’ giù di morale per l’ennesima mancata assegnazione del Nobel che anche quest’anno incomprensibilmente non è andato da quella parte…”. Più seriamente, il premier replica alle accuse di deriva autoritaria: “Le parole sono importanti, e dovete riconoscere che questo Paese vi consente di essere liberi. Rispettate la democrazia di un Paese che si chiama Italia, nonostante voi”.

E poi Renzi ribatte alle accuse sull’occupazione (“Ci sono 588mila posti di lavoro in più, il 74% a tempo indeterminato”); sul Pil (“La stima della crescita del Pil all’1% nel 2017 è davvero prudente”); sulle banche (“Carrai non c’entra con Mps, e noi le abbiamo salvate mentre il centrodestra non ha fatto nulla quando la Ue lo consentiva”). Risposte anche a SI, che ha sollevato il tema del costo del lavoro (“Se è basso è un fattore di competitività”) e della missione in Afghanistan (“Serve ancora la comunità internazionale”).

Ma la bagarre in Aula continua anche dopo la replica di Renzi. Fedriga definisce “inaccettabile che il presidente del Consiglio dica a un presidente di gruppo che è il nulla, serve un richiamo da parte della presidenza. Non è un baretto di periferia dove Renzi viene a fare il bulletto”. Il diretto interessato, Brunetta, ribadisce le sue accuse: “Il premier è affetto da azzardo morale, termine nobile per non dire imbroglione. Il premier è libero di parlare del nulla, l’opposizione è libera ancora per poco, non so per quanto, di argomentare come crede in quest’aula”. Ribatte il capogruppo Pd Ettore Rosato: “Il premier ha proposto un tema serio, alcuni gruppi hanno risposto provocando su questioni che nulla avevano a che fare con l’ordine del giorno”. Alla fine sul banco degli imputati finisce la presidente Boldrini, con il grillino Francesco D’Uva che dice: “Questa gestione dell’Aula non mi piace”.