Pizzarotti divorzia dal M5s: terapia di coppia è finita male

I 18 consiglieri comunali giurano fedeltà, a 8 mesi da elezioni

OTT 3, 2016 -

Parma, 3 ott. (askanews) – “Diciamo così: abbiamo fatto terapia di coppia però è finita male”. Dopo un’ora abbondante di conferenza stampa, diversi bicchieri d’acqua, lunghi ragionamenti per spiegare la sofferenza dopo “l’isolamento di tre anni” e la difficoltà nel prendere questa decisione “improcrastinabile”, Federico Pizzarotti sintetizza in questo modo la rottura del matrimonio tra lui e il Movimento 5 stelle. I suoi testimoni (18 consiglieri che siedono in maggioranza nel Consiglio comunale di Parma) proclamano fedeltà e già dai prossimi giorni potrebbero seguirlo nel divorzio. Manca solo l’avvocato che comunque verrà ingaggiato per rifarsi dal danno d’immagine se si deciderà di procedere per vie legali contro Beppe Grillo e Casaleggio Associati.

Sono passati 144 giorni dalla sospensione dal M5s, arrivata dopo essere stato indagato per abuso d’ufficio nel caso delle nomine al Teatro Regio, che è stato archiviato definitivamente dal giudice le scorse settimane. Sono state inviate decine di mail e richieste di incontro con il direttorio. Di Maio e Di Battista hanno solcato la terra emiliana numerose volte senza mai fermarsi a Parma. Si sono svolte le elezioni a Roma e per la Raggi – in difficoltà a formare la nuova giunta – sono stati usati due pesi e due misure. Infine c’è stato il raduno a Palermo. Ma né dal direttorio né da Beppe Grillo è arrivata la disponibilità a un confronto.

Il tempo trascorre in fretta, soprattutto se ci si avvicina alle amministrative di maggio 2017, per le quali potrebbe ricandidarsi. Tentare un secondo mandato presentandosi agli elettori come “espulso” dal M5s non è il massimo, per questo Pizzarotti ha annunciato la sua decisione che ormai era nell’aria da settimane e ha creato un precedente importante essendo uno dei primi sindaci Cinque stelle in capoluoghi di regione a lasciare il movimento spontaneamente. “Tanti mi hanno chiesto di rimanere dentro il movimento per cercare di rinnovarlo dall’interno, ma a tutto quello che abbiamo provato a fare c’è sempre stata una reazione contraria”. Quando a Parma si è organizzato il raduno anti inceneritori, i vertici hanno storto il naso; dopo il raduno dei sindaci eletti l’hanno accusato di organizzare l’opposizione interna. Critiche arrivate per lo più da “arrivisti ignoranti”.

Quindi “il nostro rimanere dentro era un po’ per provare a direzionare questa auto in corsa verso quello che noi speravamo potesse essere e quello che stava diventando – spiega il sindaco – ma dopo tre anni dico che provo cambiare le cose da dentro, da sospeso ‘ad libitum’ senza che nessuno ti ascolti non sono riuscito a cambiarle. Abbiamo fatto terapia di coppia però è finita male”.

La “decisione è sofferta” dice Pizzarotti, ma si tratta del gesto finale di “un uomo libero” che si è trovato contro un M5s “cambiato”: “Non è più quello di quando è nato, era libero e adesso siamo quelli dei direttori praticamente nominati, siamo diventati quelli delle stanze chiuse”. Sono cambiati i paradigmi del confronto durante le infinite riunioni al bar del Meet Up o sulla Rete ideata da Casaleggio. Ma si è frantumata anche l’idea della democrazia interna: “Sono l’unico che ha mostrato una coscienza critica. Adesso Grillo è diventato capo politico…

cinque anni fa queste cose nessuno se le sarebbe immaginate”.

In attesa della controffensiva dei vertici 5 stelle, a Parma si studiano le prossime mosse, a pochi mesi dall’avvio della campagna elettorale. “Il tempo è galantuomo e vedremo come andrà a finire il movimento – dice Pizzarotti -. Mi spiace per gli attivisti e chiedo scusa ai parmigiani per la pazienza dimostrata quando Parma è stata attaccata e ne è stata data un’immagine non corrispondente alla realta. Noi adesso andiamo avanti, per la città non cambia nulla”.