Renzi: dati Istat su Jobs act positivi, ma non sono traguardo

"Il nostro impegno continua, raccontando anche le cose positive"

LUG 29, 2016 -

Roma, 29 lug. (askanews) – “Oggi sono usciti i dati dell’Istat, e grazie al Jobs Act dicono che dal giorno in cui siamo entrati a palazzo Chigi a oggi siamo a più 599mila posti di lavoro, di questi il 75% a tempo indeterminato. Non sono numeri, sono storie e persone, coppie che si sposano. Il problema è che detto a Taranto rischia di suonare come una beffa. Allora nessuno deve considerare questo risultato come un traguardo”. Lo ha sottolineato il premier Matteo Renzi, parlando al Museo archeologico di Taranto.

Discorso interrotto da un cittadino che voleva rivolgere domande al premier, che lo ha invitato ad aspettare la fine dell’intervento, per poi dire: “Io me li prendo tutti gli insulti, non ho paura. Ma mi sta a cuore che questa città tenga insieme il sacrosanto diritto alla salute con il sacrosanto diritto al lavoro”. La strada, per Renzi, è innanzitutto “rilanciare gli investimenti, dimezzati per colpa della decisione folle dell’austerity europea. Io non vado in Europa per me, ma per dire che queste misure sono sbagliate. Abbiamo iniziato a recuperare, siamo a 30 miliardi di investimenti dopo che si era scesi a 20 miliardi”.

Ma per il premier non bastano i numeri e le cifre: “C’è bisogno però di raccontare una storia diversa. Non è questione di storytelling, ma se tutti i giorni quando si parla di Tanranto, si parlo solo di quello che non va, che c’è e va affrontato, è normale che siano solo 57mila i visitatori del museo, è normale che non si sappia che questa è l’unica realtà spartana che ha questi segni di bellezza, è normale che il porto sarà visto solo come insieme di problemi, che la città vecchia non sia vista per la sua bellezza straordinaria. Il problema è che certe cose neanche le spieghiamo”. Dunque “c’è bisogno di affrontare i problemi, senza perdere tempo e senza giri di parole. C’è bisogno di investimenti”. E a chi lo accusa di ‘tagliare nastri’, il premier replica: “Sì, io taglio nastri: meglio tagliare nastri che vedere i ritardi che aumentano, direbbe Catalano”.