Bersani incalza su Italicum, ma Renzi non ha fretta

Anche Napolitano in campo, perplessità tra i renziani

LUG 20, 2016 -

Roma, 20 lug. (askanews) – Ufficialmente il tema è la correzione dell’Italicum, ma il tema di fondo è il referendum e le sue conseguenze sul governo. Anche Giorgio Napolitano scende in campo per chiedere di rimettere mano all’Italicum, il dibattito sulla riforma della riforma è ormai in pieno svolgimento, ma forse la fotografia più nitida la scatta Alfredo D’Attorre di Sinistra italiana: “L’unica concreta possibilita di superare la follia dell’Italicum è legata alla vittoria del no al referendum”.

Anche Pier Luigi Bersani, del resto, lega al referendum il tema: “Il combinato disposto tra Italicum e riforma crea dubbi in tante persone. Ci si metta a lavorare sul serio per cercare un’intesa.Nessuno pretende che la legge sia approvata prima del referendum. Ma si può avere un’intesa politica, almeno dentro la maggioranza”. Proprio quello che, a quanto pare, Renzi non ha intenzione di fare.

Per D’Attorre, “in questa fase Renzi ha interesse solo ad alimentare la confusione e a dimostrare che non ci sono le condizioni per intervenire sulla legge elettorale”. In realtà, forse, le cose sono più complesse. Più che di creare “confusione” Renzi, probabilmente, ha bisogno di disinnescare una delle armi usate contro il referendum costituzionale, quello che Bersani chiama il “combinato disposto” riforma-legge elettorale. Sondaggi alla mano, il premier ha capito che al voto del prossimo autunno si rischia e che bisogna fare qualcosa per evitare il muro contro muro.

A questo, spiega più di un renziano, serve il confronto sull’Italicum: dare un segnale di disponibilità a quanti, non solo in Parlamento (si pensi a Carlo De Benedetti, ma anche a Giovanni Bazoli) stanno legando il sì alla riforma alla modifica della legge elettorale. Una disponibilità che, però, il premier non avrebbe intenzione di tradurre in alcun fatto concreto prima del referendum, almeno a sentire i parlamentari a lui più vicini.

E’ Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, a dire parole chiare al riguardo: “Il tema della legge elettorale esiste, ma è molto difficile farla. Noi siamo disponibili al dialogo ma rilevo che ci sono molte difficoltà. Ma se Forza Italia dice che prima del referendum non discute, Sinistra Italiana dice che vuole il proporzionale, M5s dice che l’unica proposta è la loro, mi sembra che il campo sia un pò bloccato.Veediamo se ci sarà una disponibilità vera”.

Di fatto, il premier non avrebbe intenzione di fare passi concreti prima del voto, “intanto perché sembreremmo deboli – ha spiegato a un parlamentare – e poi perché perderemmo dei pezzi”, ovvero coloro che, inevitabilmente, sarebbero scontenti anche della riforma bis. Il carosello di proposte già in campo aiuta il premier a prendere tempo: il ‘Mattarellum corretto’ dei bersaniani, il sistema greco di Orfini, il premio alla lista di Franceschini, la variante del premio alla coalizione ma con turno unico di Alfano, il democratellum M5s. Nel 2012, quando c’era il porcellum e il segretario Pd era Bersani, si andò avanti quasi un anno a discutere dei modelli più disparati, prima di alzare bandiera bianca e tenersi la legge che c’era.

La mossa di Napolitano, da questo punto di vista, viene letta come un aiuto al premier, o perlomeno al referendum. Anche se tra i renziani le parole dell’ex capo dello Stato qualche perplessità l’hanno suscitata, soprattutto nella parte in cui si chiede una sorta di nuovo asse Pd-Fi. “Che voleva dire?”, si domanda qualche fonte vicina al premier. Da un mese, ormai, i movimenti in Parlamento e nei salotti che contano vengono monitorati con attenzione dalle parti del leader Pd, perché le voci di possibili scenari ‘dopo-Renzi’ sono ormai quotidiane.

In ogni caso, per ora Renzi resta alla finestra. Il dibattito sull’Italicum-bis è avviato e proseguirà per diverse settimane, anche dopo l’estate, ma con scarse possibilità di approdare ad un risultato concreto. Anche perché Renzi un paletto lo tiene fisso: la correzione del sistema di voto deve comunque garantire la governabilità. Per questo, da Sinistra italiana sono preoccupati: “Il tema della legge elettorale è importante per la campagna del no al refrendum. Sedersi al tavolo finto di Renzi significa fare il suo gioco. Speriamo che Bersani abbia scelto questa strada solo per poi potersi smarcare a settembre dando a Renzi la colpa dei mancati passi avanti”.