Renzi manda segnali su Italicum, sinistra Pd-M5s-Si dicono no

Premier vuole dialogo con Fi per proteggere referendum

GIU 30, 2016 -

Roma, 30 giu. (askanews) – Sono “segnali di fumo”, messaggi, quelli che Matteo Renzi sta facendo arrivare sulla legge elettorale, almeno stando a quanto riferisce più di un parlamentare Pd vicino al premier. L’obiettivo è molto chiaro e riguarda quella che ormai è la partita della vita del leader Pd: proteggere il referendum costituzionale dall’onda anti-governo che si è alzata alle Comunali sommando M5s, voto di sinistra, voto di centrodestra, populismo, provando a placare almeno parte dei venti che la alimentano. Per questo, un importante dirigente Pd replica così quando gli viene fatto notare che i bersaniani stanno già dicendo che tornare al premio di coalizione “non basterebbe”, come ha spiegato Miguel Gotor oggi a ‘Repubblica’.”Certo – è il commento dell’esponente Pd – loro non vogliono nessuna intesa su niente, nemmeno sulle cose che chiedevano, perché ormai l’obiettivo è far cadere Renzi al referendum…”.

Che poi questi “segnali di fumo” portino davvero ad una revisione della legge elettorale è tutto da vedere, “al momento è comunicazione”, ammette uno degli uomini vicini al premier. Ma non è tanto alla minoranza interna che Renzi intende rivolgersi, almeno stando ad un esponente della segreteria Pd: “Il punto è capire cosa vuole fare Fi, Confalonieri dimostra di avere compreso che far cadere Renzi servirebbe solo ad esporre il Paese alle scorribande di imprese tedesche, russe e cinesi… Le parole di Renzi sulla legge elettorale sono segnali di fumo per provare a riaprire un dialogo con quel fronte, che ha una sola strada per tornare in partita: il modello Milano”.

Insomma, lo schema è quello di tornare ad una sorta di patto del Nazareno, come dice proprio Confalonieri, ma magari meno solenne di quello del 2014. A un anno dalle Politiche, l’immagine di Pd e Fi che vanno a braccetto può convenire solo a M5s, dunque bene che i confini tra maggioranza e opposizione restino distinti, a patto però che nel partito di Silvio Berlusconi si capisca che la vittoria del sì al referendum conviene a tutti, Forza Italia compresa. Passaggio fondamentale perché, come ammette un renziano, “è chiaro che non possiamo vincere il referendum soli contro tutti. Ed è chiaro che ormai a sinistra del Pd e anche una buona parte della nostra minoranza ragionano solo sulla possibile sconfitta di Renzi e non ci daranno una mano”.

Tesi, questa, che sembra confermata dalle mosse di Sinistra italiana e dalle dichiarazioni anche di esponenti della minoranza democratica: la mozione di Si chiede, di fatto, la riscrittura per intero della legge, dal momento che recepisce le obiezioni di costituzionalità avanzate dagli avvocati che hanno presentato ricorso alla Consulta. Se passasse quella linea, non si ragionerebbe più di una semplice correzione del meccanismo di assegnazione del premio, ma di una vera e propria nuova legge.Massimo Villone, ex Ds e componente del comitato referendario che chiede l’abrogazione dell’Italicum, spiega: “Consentire coalizioni e apparentamenti per l’attribuzione del premio è una modifica più apparente che reale. Servirebbe a Renzi per mettere nell’angolo M5s, al tempo stesso riducendo la tensione con i partiti minori, dentro e fuori il governo”.

Già, perché anche Ncd, adesso, arriva a minacciare la crisi senza modifiche all’Italicum. Il partito di Angelino Alfano ha bisogno di un meccanismo che premi la coalizione e ha deciso di sfruttare il clima favorevole per alzare la pressione.

Lunedì, alla direzione Pd, si capirà meglio se Renzi darà ulteriori segnali di apertura. Qualcuno dei suoi assicura che qualche spiraglio verrà lasciato: “Si farà capire che una discussione è possibile, fermo restando che l’Italicum è una buona legge e che per superarlo serve una proposta chiara alternativa che garantisca un vincitore, sostenuta da una maggioranza in Parlamento”. Segnali di fumo, appunto, per una trattativa che sarà lunga.