Renzi domani a Bruxelles: dopo Brexit Ue riparta da crescita

"Basta procedure e austerity. Italia farà sua parte a testa alta

GIU 27, 2016 -

Roma, 27 giu. (askanews) – Voltare pagina in fretta, chiudere il capitolo Brexit e rilanciare l’Europa, mettendo al centro le politiche per la crescita e l’attenzione al sociale. E’ quanto chiederà il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, questa sera a Berlino ai colleghi Angela Merkel e Francois Hollande e poi domani al Consiglio europeo, il primo dopo il referendum britannico.

La Brexit, ha ammesso il premier parlando stamani alla Camera, è stata “un brutto shock, un brutto colpo” e il voto inglese “pesa come un macigno”, ma l’Ue non può permettersi di perdere tempo.”Tutto possiamo fare tranne che fare finta di niente – ha ammonito – tutto può fare l’Europa tranne che aprire una discussione di un anno sulle procedure”. Uno stop, dunque, a chi (tra gli altri la Merkel) propende per una “linea morbida” con Londra per una uscita lenta e graduale. E l’Italia è intenzionata a far valere il suo punto di vista, ora più che mai. “Le ragioni per le quali abbiamo criticato dall’interno le istituzioni europee cercando di portare il nostro contributo sono rese più forti che mai”, ha detto Renzi, assicurando che “l’Italia farà la sua parte” ma che di fronte agli altri leader europei porterà “a testa alta” le “idee che ci hanno caratterizzato in questi mesi e in questi anni”.

Le priorità dell’Italia sono quelle note. Renzi (che prima di partire per Berlino, a pranzo, ha avuto un colloquio di un’ora e mezza con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella) le ribadirà domani a Bruxelles. Prima nell’incontro con i leader del Pse, poi al Consiglio. L’Europa, per il premier, deve concentrarsi sul “rilancio”, in particolare sulla crescita e sul “sociale”. Anche tenendo conto del fatto che, e su questo servirà una riflessione, in Gran Bretagna il maggiore consenso per l’uscita è stato registrato “dove c’è maggiore tensione sociale, come se l’Europa fosse la responsabile della crisi anche economica e industriale”. Dunque l’Ue ha davanti un bivio: deve “parlare ai giovani” ma anche “parlare un pochino più di crescita e meno di austerity, parlare finalmente di un’Europa solidale perché solida e non solo capace di inseguire le procedure”.

Anche perché, senza una svolta, senza una “visione del futuro” e il “coraggio” per perseguirla, è stato il suo ragionamento, avranno buon gioco i movimenti populisti. Da qui l’appello che, dall’aula di Montecitorio, il premier ha rivolto alle forze politiche: c’è bisogno, ha detto, di uno “spirito di responsabilità” che “mi auguro che prevalga a partire dalle famiglie europee che credono nell’Europa, non a quelli che vogliono uscire da questa casa, non a chi crede nei Le Pen e nei Farage ma a tutti gli altri rivolgo un appello: cerchiamo di fare uno sforzo perchè l’Italia in Europa sia capace di dare un minimo di responsabilità e di anima a un continente che ne ha un disperato bisogno”.