Napolitano: referendum Gb azzardo sciagurato, ora integrazione

Un errore lasciare la costruzione europea incompiuta e squilibrata

GIU 25, 2016 -

Roma, 25 giu. (askanews) – È stato un “azzardo sciagurato”, da parte di Cameron, indire il referendum che ha portato al terremoto della Brexit. E adesso, è il monito del presidente emerito Giorgio Napolitano, “chi ha scagliato la pietra non può ritirare il braccio”. Saranno gli inglesi a pagare il prezzo più alto, mentre i Paesi che restano nell’Unione non avranno più alibi e dovranno avanzare verso l’integrazione, sostiene il senatore a vita in un’intervista al Corriere della sera.

“Avevo molto confidato nella possibilità che prevalesse la scelta di restare nell’Unione Europea – racconta -. A Londra ho incontrato di recente esponenti laburisti schierati per la permanenza. E poi, di fronte al terribile crimine dell’uccisione di Jo Cox, mi ero convinto che la grande massa degli elettori laburisti, anche per lo choc dell’uccisione della loro magnifica giovane deputata, avrebbero votato massicciamente per la permanenza”.

“Non sono in grado di dire cosa abbia prevalso nell’anima di tanti elettori. Da un lato ritengo che l’immagine e la visione dell’unità europea abbiano subito un colpo molto grave, dall’altro che questo evento drammatico ponga le istituzioni dell’Unione dinanzi non solo alla necessità di decisioni urgenti volte a evitare il peggio delle conseguenze possibili per tutti i 27 altri Paesi membri, ma anche dinanzi a qualcosa di ben altro. In qualche modo cioè credo che questo drammatico passaggio diventi un momento della verità per il progetto europeo – sottolinea Napolitano -. Sono stati fatti tanti errori, sì. Il non trasmettere ad ampi strati sociali e alle giovani generazioni, dovunque, il senso dello straordinario valore dei risultati conseguiti come integrazione. E l’errore di lasciare la costruzione europea non solo largamente incompiuta, ma anche gravemente squilibrata. Ad esempio: integrazione monetaria e non autorità di governo comune delle politiche di bilancio ed economiche, forti disomogeneità tra Stato e Stato e, in generale, scarsa attenzione alle crescenti diseguaglianze sociali”.

“Adesso nessuno nell’Unione Europea potrà dire che non si può andare avanti più decisamente sulla linea dell’integrazione perché gli inglesi ce lo impediscono. Bisogna chiedersi chi vuole e chi non vuole, tra i 27, questo avanzamento a viso aperto dei princìpi dell’interesse comune europeo, della sovranità condivisa a livello sovranazionale, dell’impegno a portare avanti fondamentali politiche comuni. Nello stesso tempo bisogna prepararsi ad avere un’area di collaborazione con i Paesi che intendono restare nell’Unione, senza partecipare ai processi di sempre più stretta unione anche politica”, conclude l’ex Capo dello Stato.