Renzi: basta guerriglia nel Pd, lanciafiamme dopo i ballottaggi

"Siamo sempre il primo partito. Non esiste alleanza con Verdini"

GIU 8, 2016 -

Roma, 8 giu. (askanews) – I problemi nel Pd “ci sono”, come segretario “me ne devo assumere la responsabilità”, e dunque “subito dopo i ballottaggi entro nel partito con il lanciafiamme”. Matteo Renzi affronta a modo suo la questione interna ai Dem, e individua quelli che sono i problemi da risolvere: non certo “la mucca nel corridoio” evocata da Pierluigi Bersani, ma al contrario la “guerriglia continua” condotta dalla minoranza. Non le scelte del governo ma al contrario il fatto che “di alcune cose che abbiamo fatto sembriamo quasi vergognarci”. E sui territori i ras locali che “pensano solo alle proprie carriere” mentre invece “vanno premiati quelli che lavorano, che tornano ai tavolini”. Ma attenzione, “non si tratta di espulsioni, le espulsioni le fanno gli altri”.

Insomma, “sono consapevole che si debba cambiare qualcosa” nel Pd ma “mi stupisce che anzichè parlare dei problemi veri che ha l’Europa, dall’immigrazione al Mediterraneo, si continua tutti i giorni a cercare di fare una guerriglia interna”. Ad esempio su “un non tema, un argomento da talk show” come l’alleanza con Verdini che “non c’è mai stata” alle comunali e non ci sarà alle politiche, visto che “sono sostenitore di una legge elettorale, l’Italicum, che prevede il premio alla lista e non alla coalizione”, e che “non cambierà” prima del voto. E su Bersani ricorre all’ironia sferzante: “Rispetto molto chi da molti anni e con nota coerenza dice che va tutto male nel Pd. Ma penso che non sia così”. Quanto alle metafore tipiche dell’ex segretario, “sono ammirato. Quella del tacchino sul tetto ancora non l’ho capita…”.

Perchè Renzi non ha dubbi nel collocare il Pd “nettamente il primo partito in Italia, senza discussioni”. Tanto che oggi, se si tenessero le politiche, “al ballottaggio andrebbe il Pd con il centrodestra, non con Grillo, pompato in questi mesi. Ci andrebbe il Pd con Berlusconi o più probabilmente con il candidato di Berlusconi”.

Non solo: il premier sparge ottimismo a piene mani per l’esito dei ballottaggi: a Milano “vincerà Sala”, a Torino “sarà premiata l’esperienze di Fassino”. E in ogni caso, anche in caso di sconfitte, non si dimetterebbe da premier: “Assolutamente no. Abbiamo già detto che la permanenza al governo è legata all’esito del referendum. Non vedo cosa c’entra l’esperienza amministrativa” con il governo. Semmai, “quello che succede se perdiamo Roma è che saltano le Olimpiadi, ad esempio…”, vista la contrarietà di Raggi, facendo salktare “questa grande occasione di lavoro e di riqualificazione delle periferie. E mi dispiace”.

Perchè ai ballottaggi, insiste Renzi, “si scelgono i sindaci”. E di conseguenza il premier conferma che non farà iniziative con i candidati prima del secondo turno: “Non le abbiamo fatte lo scorso anno, non credo di farle quest’anno a meno che non ce ne sarà bisogno. Ma è l’ultimo dei miei problemi”.