Roma, 20 mag. (askanews) – “Non ci sto a vedere la Rai trasformata in un suk, quest’azienda merita più rispetto”. Ad affermarlo in una lunga intervista a Repubblica il presidente della Rai Monica Maggioni che respinge l’idea che si stiano facendo delle “epurazioni” e assicura che “l’informazione non diminuisce e non diminuirà. Quel che c’è è un disegno generale di riscrittura dei racconti della realtà e una differenziazione dell’offerta sulle varie reti”.
Il caso degli ultimi giorni è la chiusura del programma di Rai2 Virus di Nicola Porro… “Mi faccia rispondere da giornalista. Qualche epurazione nella mia vita l’ho vista davvero, ma mai con una trattativa in corso sul programma successivo – risponde la Maggioni -, il mantenimento dello stesso trattamento economico, la possibilità di studiare un format diverso insieme al nuovo direttore di rete. Se le epurazioni sono così, vorrei essere epurata anch’io”. E alla domanda se verranno eliminati i programmi più scomodi, ribatte: “L’unica cosa vera è che da presidente non posso sopportare la trasformazione di quest’azienda in una specie di suk. Questo non è un mercato dove uscire allo scoperto e gridare per far sì che i difensori pubblici accorrano a difenderti. Stiamo provando a scrivere i nuovi palinsesti: emergeranno molti punti di vista, tante Italie le cui voci in questi anni non si sono udite, che non hanno trovato lo spazio adeguato. Non voglio entrare nelle dinamiche delle singole reti e nel racconto dei singoli programmi. Per me, l’autonomia editoriale dei nuovi direttori di rete è fondamentale: ognuno di loro ci proporrà la sua idea e le sue modalità di racconto”.
“Oggi si può dare molto più fastidio alla politica che non fa le cose che promette andando nei luoghi e facendo le inchieste, piuttosto che chiudendosi in un salotto – conclude la Maggioni -. C’è molta più scomodità nell’incontro diretto con la realtà. Guardi il programma di Giovanni Floris su La7, parlo di lui perchè lo conosco da vent’anni: quando si sposta fuori dall’ambito stretto del talk, paradossalmente è molto molto più scomodo. Io capisco che esistano le logiche politiche e che si riporti sempre tutto a quelle, ma per una volta possiamo tentare di riformare un linguaggio?”.