##Tar boccia l’M5s su incandidabilità Sala: ricorso inammissibile

Su eventuale ineleggibilità deciderà giudice ordinario dopo voto

MAG 17, 2016 -

Milano, 17 mag. (askanews) – La terza sezione dele Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, presieduta da Ugo Di Benedetto, ha dichiarato “inammissibile” il ricorso presentato dal Movimento cinque stelle sulla presunta incandidabilità dell’aspirante sindaco per il centrosinistra, Beppe Sala. “Diversamente da quanto prospettato dai ricorrenti, si versa, nel caso di specie e sotto un profilo astratto, in un’ipotesi di ineleggibilità e non di incandidabilità” ha premesso il Tar nelle prime righe della sentenza.

I giudici amministrativi hanno poi sottolineato che la Commissione elettorale circondariale “verifica la sussistenza di ipotesi di incandidabilità, ma non ha alcun potere in ordine alla verifica di ipotesi di ineleggibilità”. Per questo “la questione circa l’asserita ineleggibilità potrà trovare tutela, successivamente all’espletamento delle elezioni e a seguito della convalida degli eletti, davanti al giudice ordinario”.

Una sonora bocciatura che permette all’ex commissario di Expo 2015, difeso dall’ex vice sindaco Ada Lucia De Cesaris e dall’avvocato Carlo Cerami, uno dei referenti di Massimo D’Alema a Milano, di continuare la propria campagna elettorale. La questione della presunta ineleggibilità, come ha osservato lo stesso Tar nella sentenza, potrebbe semmai ripresentarsi durante la prima seduta del Consiglio comunale. Sarà infatti l’assemblea a esaminare la condizione degli eletti e eventualmente dichiarare la ineleggibilità.

Si tratterebbe di una deliberazione impugnabile da qualsiasi cittadino elettore del Comune, o da chiunque altro vi abbia diretto interesse, dinanzi all’autorità giudiziaria ordinaria. A evocare uno scenario simile è stato, prima della sentenza, anche l’ex ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha citato il caso di Maurizio Marrone, consigliere regionale di Fdi in Piemonte che attende il giudizio della Cassazione dopo essere stato dichiarato ineleggibile per non essersi dimesso in tempo da membro del Cda di una partecipata.