Davigo attacca: politici rubano. M5s plaude, maggioranza insorge

Legnini: rischia alimentare conflitto di cui Italia non ha bisogno

APR 22, 2016 -

Firenze, 22 apr. (askanews) – I politici “non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto”, la situazione, rispetto agli anni di Mani Pulite, “è peggiore” e questo governo “fa le stesse cose” che hanno fatto gli altri: “aumenta le soglie di rilevanza penale. Aumenta la circolazione dei contanti”. Insomma, in Italia hanno vinto i corrotti. Parola di Piercamillo Davigo, ex pm del pool milanese negli anni di Tangentopoli e ora alla guida dell’Anm. La prima risposta al j’accuse giunge dal responsabile Giustizia del Pd, uno della più stretta cerchia renziana, David Ermini: “Le parole di Davigo fanno paura ai magistrati – tuona -. Cerca la rissa ma non la troverà”. E aggiunge, ricordando le parole dello stesso premier Matteo Renzi di qualche giorno fa: “I giudici parlino con le loro sentenze, noi rispettiamo il loro lavoro”.

Gli unici a difendere a spada tratta Davigo sono gli esponenti di primo piano del Movimento cinque stelle. “Il Pd sta attaccando un magistrato che, credo, nessun cittadino italiano possa smentire .Quei partiti invece di attaccare Davigo – dice Luigi Di Maio – dovrebbero guardare in casa loro, provare a ripulirsi in casa loro”. Rilancia Alessandro Di Battista con un hashtag ad hoc: “Per queste parole il Pd è insorto. Avranno mica la #codadipaglia?”. Critico con i dem anche Alfredo D’Attorre di Sinistra italiana che si dice “colpito” dal fatto che “i dirigenti del Partito Democratico reagiscano all’intervista del presidente dell’Anm con gli stessi toni e argomenti che un tempo caratterizzavano il centrodestra e che oggi non a caso vengono riproposti da Cicchitto e dai verdiniani”.

Lui, Davigo, non si scompone e ai giornalisti che, a Pisa dove tiene una lezione a un master sulla corruzione, gli chiedono di commentare le dure critiche ricevute risponde con un “ma nemmeno un po…”. Durante la sua conferenza, comunque, qualche risposta la dà. Innanzitutto “dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti” e poi va giù duro: “Per un paio di decenni l’attività di questo paese non è stata quella di contrastare la corruzione ma i processi sulla corruzione. Questo è stato un messaggio fortissimo”.

Le reazioni sono ancora più sferzanti dalle parti di Ncd e Ala.”Incendiario e contraddittorio” lo definisce Luca D’Alessandro di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, di “parole inaccettabili” parla Nino Marotta, capogruppo di Area popolare in commissione giustizia ed ex componente del Csm. Durissimo anche Fabrizio Cicchitto, deputato di Ncd, una storia socialista alle spalle: “E’ evidente – spiega – che Davigo ritiene che il suo ruolo di presidente dell’Anm deve essere quello di alzare al massimo la tensione fra la magistratura e la politica in quanto tale per intercettare a favore della categoria il consenso derivante dal populismo e dall’antipolitica”.

In serata, dopo le sollecitazioni giunte da più parti del mondo politico per un intervento del Csm, prende posizione il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura Giovanni Legnini che insieme alle “garanzie e alla considerazione” che si deve alle toghe ricorda loro anche la necessità del “rispetto per gli altri poteri dello Stato”. Invece “le dichiarazioni del presidente Davigo – spiega Legnini – rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno”.