M5S: “per Mattarella Verdini è maggioranza”. Ma il Colle corregge

Colloquio cordiale al Quirinale presidente-capigruppo senza Grillo. Poi smentite e parapiglia sul resoconto

APR 20, 2016 -

Roma, 20 apr. (askanews) – Il galateo istituzionale non è una legge scritta come la Costituzione, ma nei palazzi del potere ha la sua importanza. Uscendo dal Quirinale dopo l’incontro con Sergio Mattarella, i due capigruppo parlamentari del M5S, il deputato Michele Dell’Orco e la senatrice Nunzia Catalfo, raccontano ai cronisti e alle telecamere i contenuti del colloquio con il capo dello Stato senza far troppo caso al suddetto galateo. “Il presidente ha riconosciuto che Verdini fa parte della maggioranza. Al momento il gruppo di Ala è aggiunto ma se diventerà sostitutivo, interverrà in qualche modo”, dice Dell’Orco. Per questa e altre dichiarazioni, la Presidenza della Repubblica si vede costretta, nell’arco della giornata, a farsi sentire addirittura con una sventagliata di precisazioni, sia formali che informali, nella stessa giornata.

Al Colle, giurano i 5 stelle, erano informati sul fatto che, forzando un po il cerimoniale classico, i due capigruppo avrebbero parlato in piazza, a fine colloquio. Ma certamente i “comunicatori” del M5S conoscono la regola della casa, che viene di norma ricordata agli ospiti: chi viene ricevuto da Mattarella può riferire quello che gli ha detto, non i discorsi fatti dal presidente.

Così, Mattarella prima ottiene una precisazione dei due capigruppo, che riferisce in modo più istituzionale la sua posizione, poi puntualizza anche attraverso il suo ufficio stampa, pur se con toni molto soft nei confronti dei rappresentanti dell’opposizione. Con i quali in realtà l’incontro è stato cordiale, secondo tutte le fonti. “Ribadiamo – scrivono Catalfo e Dell’Orco – che il capo dello Stato ha detto che, relativamente alla composizione della maggioranza di governo, interverrà ‘solo nei casi previsti dalla Costituzione’, ovvero quando il gruppo Ala diventerà maggioranza sostitutiva e non più aggiuntiva”. “Per completezza di informazione”, scrive il Colle, “le parole del presidente Mattarella riguardo alla maggioranza di governo sono state le seguenti: ‘Voi mi dite che alla maggioranza di governo si è aggiunto un gruppo che non ne faceva parte. Il mio parametro di comportamento è la Costituzione. Se ravvisassi motivi per intervenire secondo la Costituzione, lo farei. Non li ho ravvisati'”.

Non basta. Dopo il canale dei mass media tradizionali, i 5 stelle affidano al blog Beppegrillo.it il resoconto della visita al presidente: “E siamo soddisfatti che per il sommo garante dell’ordine costituzionale le mozioni di sfiducia siano sacrosante”, è la chiusa del post pubblicato. Inevitabile un’altra precisazione del Quirinale, stavolta giunge in via informale. In ambienti del Quirinale “si apprende” che Mattarella, nel corso dell’incontro, non ha definito “sacrosante” le mozioni di sfiducia al governo ma “un legittimo diritto dell’opposizione”. Riserve del Quirinale, parimenti informali, anche sulla questione della decretazione d’urgenza: per Catalfo “lui ha condiviso le nostre preoccupazioni sul fatto che il Parlamento non ha più potere legislativo: è un suo cruccio”.Negli ambienti del Colle non gradiscono il termine: non è un suo cruccio, non lo ha mai detto né usato quel termine, dicono.

E sulla sfiducia: i 5 stelle avevano chiesto il colloquio per per chiedere a Mattarella di fare pressione sulle Camere per un rinvio del voto definitivo sulle riforme costituzionali in attesa dell’esito del voto del Senato sulla sfiducia al Governo. Secondo il loro resoconto il capo dello Stato ha spiegato di non aver ritenuto “opportuno” intervenire, ma dal Colle rimandano a quanto detto in occasione dell’annuncio dell’incontro con M5S, quando venne precisato che l’udienza era stata fissata dopo la conclusione di quel dibattito parlamentare in quanto il presidente della Repubblica “non dispone di alcun potere riguardo allo svolgimento dei lavori di Camera e Senato e che una sua iniziativa volta a impedire che il Parlamento deliberi su una legge in discussione violerebbe la Costituzione”.