Iran accoglie Renzi: Italia partner privilegiato

Il premier: "Abbiamo le carte regole per avere un grande ruolo"

APR 12, 2016 -

Teheran, 12 apr. (askanews) – Un “passaggio storico”, che l’Italia cerca di cogliere al meglio mettendo in campo con estrema rapidità il ‘sistema Paese’: governo e imprenditori insieme a Teheran, per sfruttare al massimo la riapertura delle relazioni commerciali con l’Iran dopo la sospensione delle sanzioni. Tentativo che sembra essere andato a segno, almeno a giudicare dalle dimostrazioni di amicizia che le massime autorità politiche hanno rivolto alla delegazione guidata da Matteo Renzi e composta oltre che dal ministro Giannini e dal vice allo Sviluppo Scalfarotto, da 147 imprenditori e manager con Descalzi (Eni), Mazzoncini (Fs) e Nagel (Mediobanca) in testa. Con Rohani che auspica per l’Italia il ruolo di “primo partner commerciale” tra i Paesi Ue.

Già stamattina, ad accogliere il premier al complesso di Sadabad, è stato il presidente Hassan Rohani in persona, sotto una pioggerellina insistente. E normalmente, fanno notare dalla delegazione, è invece il suo vice a farlo. Poi la durata del colloquio: i 45 minuti da protocollo sono diventati oltre un’ora e mezza. E ancora l’incontro con la guida suprema Ali Khamenei, fatto tutt’altro che scontato, che si è protratto per un’ora e ancora alla presenza di Rohani. Colloquio in cui si è discusso anche di teologia, ha raccontato lo stesso Renzi, affrontando il parallelo tra il Dio misericordioso dell’Islam e la Divina Provvidenza del Manzoni: “Invieremo all’ayatollah una traduzione in farsi dei ‘Promessi sposi'”, ha rivelato Renzi.

Attestati di amicizia che hanno trovato traduzione anche nelle parole pronunciate da Rohani e Renzi al termine del colloquio. Dal presidente iraniano è arrivato il riconoscimento all’Italia come “amico prezioso anche nei momenti di difficoltà”, ad esempio durante le sanzioni quando “le posizioni italiane sono sempre state le più eque”. Da qui l’auspicio che l’Italia “torni ad essere il primo partner commerciale tra i Paesi Ue”. Un clima che Renzi ha riconosciuto essere dovuto ad una “tradizione” delle linee di politica estera italiana: “Da Enrico Mattei fino a Romano Prodi, passando per Aldo Moro e Giulio Andreotti”, tutti hanno assegnato alle relazioni con l’Iran un’importanza particolare. Ora la visita a Teheran come “primo capo di governo dell’occidente”, rivendica Renzi: passaggio che segna “un ulteriore recupero di credibilità e di leadership dell’Italia”. Tanto più dopo “l’esclusione, o l’autoesclusione, dal gruppo 5+1” che conduceva i negoziati sul nucleare.

Un ruolo ritrovato che ora si traduce innanzitutto sull’aspetto economico, dove in Iran “l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di grande impatto economico”. Che intanto si è tradotto nella firma di altri 6 accordi dopo i 30 firmati a gennaio a Roma per un valore complessivo di 20 miliardi. Poi sotto il profilo geopolitico, dove Rohani ha auspicato una “maggiore consultazione” con Roma sui principali teatri di crisi: Siria, Libia, Yemen.

E poi sul piano culturale, nell’ottica di un “dialogo” tra islam e occidente che – ha sottolineato Rohani – è l’unica strada possibile per la pace che “è l’obiettivo delle religioni monoteiste”. Parole riprese e condivise da Renzi, che ha bollato come “grave errore confondere l’Islam con il terrorismo”. Errore che viene commesso “in Italia, in Europa, ma anche negli Usa, se guardiamo alla campagna per le presidenziali”.