Primo sì a decadenza Galan da deputato, parola finale all’aula

Via libera dalla Giunta con i voti di Pd e M5s. Fi e Ala votano contro, Ap si astiene. L'ex ministro: "non la merito"

APR 7, 2016 -

Roma, 7 apr. (askanews) – Primo sì da Montecitorio alla decadenza dell’ex ministro Fi ed ex Governatore del Veneto Giancarlo Galan, condannato per corruzione negli appalti sul Mose, avendo patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi, dietro la restituzione di 2,6 milioni di euro. La Giunta per le elezioni di Montecitorio, dopo averlo ascoltato grazie a un permesso accordato dal tribunale di sorveglianza di Padova, ha deciso di proporre all’aula la sua decadenza dal seggio.

A favore della decadenza hanno votato il Pd e gli M5s. Contro Fi e Ala. Mentre i centristi di maggioranza di Ap si sono astenuti.La decisione definitiva spetterà all’assemblea. La prossima conferenza dei capigruppo dovrà fissare la data del voto. Se Galan verrà dichiarato decaduto al suo posto dovrebbe entrare a Montecitorio l’ ex vicepresidente della Provincia di Vicenza Dino Secco, primo dei non eletti di Fi alle politiche 2013 nella circoscrizione Veneto 1 che elesse Galan. Nella sua autodifesa davanti alla Giunta Galan si è detto convinto di “non meritare la decadenza”, dichiarandosi altresì “costretto a patteggiare”. Argomentando in punto di diritto la non retroattività al suo caso della legge Severino approvata dopo la commissione dei suoi reati.

Forza Italia ha difeso fino all’ultimo l’ex ministro e anche in aula darà battaglia contro la decadena, preannunciando una relazione di minoranza

“La Giunta delle Elezioni non aveva il compito di rifare il processo all’onorevole Galan, che d’altra parte sta gia scontando la pena inflittagli dalla magistratura. Aveva solo il compito di decidere se la legge Severino fosse applicabile al suo caso. Per quanto ci riguarda, non soltanto la Severino e incostituzionale nel merito, ma si violano due volte i principi costituzionali applicando una sanzione in modo retroattivo”, hanno deunciato Deborah Bergamini e Gregorio Fontana, membri di Forza Italia della Giunta per le Elezioni della Camera.

“Siamo di fronte – hanno denunciato i due parlamentari Fi- a un attacco diretto al principio della sovranita popolare e della separazione dei poteri. Per questo abbiamo votato no in Giunta delle Elezioni all’applicazione della Severino al caso Galan, e voteremo contro in Aula. Forza Italia non rinuncera a chiedere con forza una radicale revisione della Severino, una legge che molti dubbi ha suscitato e continua a suscitare tra i giuristi, sia per il modo in cui e stata scritta sia per il modo con cui e stata applicata. Ci avvarremo della nostra facolta di presentare una relazione di minoranza quando l’aula si dovra pronunciare in maniera definitiva sulla decadenza

“Uno dei principi cardine non solo della nostra Costituzione, ma di tutti gli ordinamenti giuridici, e che la legge non e mai retroattiva: nessuno puo subire una sanzione per effetto di un atto compiuto prima che esistesse la norma. La legge Severino – hanno sottolineato ancora – non esisteva quando Giancarlo Galan avrebbe commesso i fatti per i quali e stato condannato. Com’e possibile applicarla al suo caso? D’altronde la Severino e viziata da una questione di fondo: si tratta di un decreto legislativo, cioe di un atto compiuto dal Governo. Puo un atto del Governo modificare la composizione del Parlamento, determinando la decadenza di un deputato? “.

Sull’altro fronte invece i parlamentari M5s si dichiarano “soddisfatti”. “Sono state applicate le regole, che devono valere per tutti a prescindere dall’incarico ricoperto. Abbiamo esaminato il provvedimento in tempi rapidi e adesso ci auguriamo – hanno sottolineato i componenti M5S della Giunta Davide Crippa, Giulia Sarti e Fabiana Dadone- che la presidenza della Camera metta in calendario prima possibile la decadenza, così che Galan non possa più fregiarsi del titolo di deputato”. Inoltre, “avevamo chiesto di revocare tutti gli stipendi di Giancarlo Galan, ma la presidenza si è nascosta fra codici e codicilli senza prendersi le proprie responsabilità. La cosa più triste è che l’ex governatore del Veneto non abbia avuto la dignità ed il rispetto delle istituzioni tale per dimettersi”.