A Renzi l’interim del Mise, Bellanova e De Vincenti tra papabili

Possibile sorpresa esterna, ma pesa clima su conflitto interesse

APR 1, 2016 -

Roma, 1 apr. (askanews) – Risolvere l’equazione sembra complicato, le variabili sono molte: per trovare il successore di Federica Guidi allo Sviluppo Economico, Matteo Renzi dovrà tenere conto del clima ipersensibile sul conflitto d’interesse, dei riflettori accesi sul referendum anti-trivelle, degli equilibri politici nel sostituire un ministro tecnico, della brevità di un incarico che arriva a tre quinti della legislatura (a meno di elezioni anticipate), e infine della questione di genere, con un governo nato in pareggio tra uomini e donne e finito per varie ragioni sbilanciato a danno del sesso femminile. Ma questo non significa che Renzi non potrebbe accelerare, spiegano dal partito, “per dare un segnale chiaro che sulla politica industriale abbiamo le idee chiare”.

Indicazioni che, nelle conversazioni da Transatlantico, danno come prima possibile soluzione il nome di Teresa Bellanova: ex sindacalista, e dunque distante anni luce da polemiche per affinità confindustriali, da due mesi viceministro nello stesso ministero. In più, esponente della minoranza Pd dialogante che fa capo al ministro Martina. Altra soluzione possibile, quella di un ritorno di Claudio De Vincenti: già viceministro al Mise, il professore di economia svolge però ora un ruolo fondamentale nella ‘macchina’ di palazzo Chigi, per cui Renzi potrebbe decidere di non privarsi del suo sottosegretario.

Questi i due nomi più forti, nel caso in cui Renzi dovesse scegliere la soluzione interna. Che potrebbe essere anche quella di Filippo Taddei. Ma in molti nel Pd ipotizzano un esterno, un nome forte della società civile. Su cui però – riconoscono – bisognerà ragionare attentamente: “Col clima da caccia alle streghe sul conflitto di interesse, bisogna vagliare ogni possibile elemento che possa dare adito a polemiche”. Una valutazione che riguarderebbe ad esempio sia Marcella Panucci – ex direttore generale di COnfindustria – che Antonella Mansi, anche lei nella rappresentanza industriale e già con ruoli chiave in Mps: elementi che, dicono dal Nazareno, “pesano come macigni”. E che peserebbero – in questa fase – su qualunque nome arrivasse dalla società civile, siano anche i manager di cui circolano i nomi: da Andrea Guerra a Mario Moretti fino a Domenico Arcuri. Un elemento che dunque spinge ancora nella direzione della promozione di un interno. Una valutazione riguarda anche il referendum trivelle: stante la posizione del governo, il futuro ministro dovrà essere necessariamente favorevole all’estrazione di gas e petrolio. E una nomina di questo tipo – a due settimane dal referendum no-triv – potrebbe dare un altro argomento ai promotori del ‘Sì’. Ragion per cui – nella ridda di ipotesi – c’è chi pensa che Renzi possa voler scavallare il referendum del 17 aprile prima di proporre a Mattarella il nuovo ministro.

Insomma, per ora si è alle congetture, in attesa che Renzi torni dagli Usa. Quando potrebbe anche – è la chiusura di ogni conversazione in materia – calare una carta per ‘sparigliare’.Come ad esempio quella di Vasco Errani: profilo perfetto, dicono sia dalla maggioranza che dalla minoranza del Pd, ma che richiede un cambio netto di clima nei rapporti tra Renzi e la minoranza bersaniana di cui fa parte l’ex governatore dell’Emilia Romagna.