8 marzo, Boldrini: non fan quote rosa, ma assenza donne è peggio

Festeggiare non è stanco rito, c'è ancora molta strada da fare

MAR 7, 2016 -

Roma, 7 mar. (askanews) – “E’ importante avere le donne dove si fanno le leggi”, “io non sono una fan delle quote rosa perché credo che le donne abbiano le risorse necessarie per farcela da sole. Però, c’è un però grande come una casa. Bisogna vedere se vengono messe in condizioni”. Lo ha detto la presidente della Camera, Laura Boldrini, presentando a Montecitorio il recital “La forza delle donne” di Daria Colombo e Roberto Vecchioni.

Boldrini ha sottolineato come negli organi elettivi le donne siano presenti soltanto laddove esiste una legge per la parità di genere. “Io credo che una forzatura peggiore delle quote rosa – ha sottolineato – sia non avere una rappresentanza femminile”.

La presidente di Montecitorio ha raccontato che la Camera ha deciso di celebrare “senza risparmiarsi” la festa delle donne e il 70° anniversario del suffragio universale. “Qualcuno dice – ha affermato – che è un rituale stanco ma io non credo. Ha ancora molto senso festeggiare l’8 marzo perché c’è ancora molta strada da fare”.

“Il 1946, anno del voto alle donne, è stato uno spartiacque, c’è un prima e un dopo. Prima – ha spiegato – la cultura fascista voleva la donna come mamma e moglie, dopo la donna è diventata soggetto attivo, anche in politica”. Ma Boldrini ricorda anche altre leggi fondamentali come l’abolizione, nel 1981, del delitto d’onore e del matrimonio riparatore per arrivare poi al 1996, “praticamente l’altro ieri” quando “lo stupro è stato riconosciuto come delitto contro la persona mentre in precedenza era considerato delitto contro la morale”.

Tra gli eventi promossi da Montecitorio c’è stata la proiezione del film “Suffragette”. “Essere sufragette oggi – ha osservato – non vuol dire solo mettere in atto i diritti acquisiti ma anche accompagnare verso quei diritti le donne che non li hanno. Non avremo mai la parità di genere senza portarci dietro quei tre quarti delle donne che non hanno diritti”.

Infine, la presidente della Camera ha rivendicato la parità di genere nelle parole. “Se una donna è ai vertici, non vuol dire – ha rimarcato – che vuole diventare un uomo. Io non sono ‘signor presidente’ e questa non è una quisquilia, non è una mia fissazione ma una questione importante”.