Unioni civili di nuovo in stand by, Senato fermo una settimana

Rottura Pd-M5s sul "canguro". Cirinnà: pagherò mia responsabilità

FEB 17, 2016 -

Roma, 17 feb. (askanews) – Nuovo pit stop ai box per il ddl sulle unioni civili, il cui esame da parte dell’aula del Senato si sospende per una settimana, dopo lo tsunami provocato dall’annuncio di ieri del Movimento 5 Stelle del voto contrario all’emendamento Marcucci, il supercanguro ideato dal Pd per decapitare la gran parte delle proposte di modifica al testo. E’ questa la decisione della conferenza dei capigruppo del Senato investita di tale proposta questa mattina su sollecitazione dello stesso Pd, che per voce del presidente Luigi Zanda ha chiesto “una pausa di riflessione per individuare i percorsi che possano contentire di proseguire in modo anche ordinato i lavori dell’aula” e tali da non costringere a “buttare a mare il lavoro fatto”.

Dopo la bagarre scoppiata in aula ieri in serata dopo “il terribile voltafaccia del M5S” come lo ha definito lo stesso Zanda e l’azzeramento degli equilibri politici raggiunti con grande pazienza e difficoltà, la richiesta di Zanda a Grasso alla ripresa dell’aula stamattina ha sancito che nessuna ricomposizione, neppure parziale, di quel percorso politico-procedurale era stato individuato nel frattempo. Neppure dalle febbrili riunioni che si stanno susseguendo in casa dem da ieri sera fino ad ora (e che proseguiranno nelle prossime ore e giorni). Questa mattina c’è stata la convocazione di un ufficio di presidenza di buon ora, a cui ha partecipato anche il ministro Maria Elena Boschi e il sottosegretario Luciano Pizzetti, con l’obiettivo di individuare i passi più opportuni da compiere.Praticamente nessuno, vista la richiesta.

La richiesta di rinvio del Pd in aula ha scatenato com’era prevedibile le più che vivaci reazioni dei vari gruppi. Impietosi i microfoni dei senatori in aula hanno amplificato inviti, sollecitazioni, esclamazioni ‘senza rete’ in un clima arroventato e reso ancora più schietto dalla stanchezza di molti.Politicamente, la richiesta di Zanda è stata bocciata dal Movimento 5 Stelle. “Siamo categoricamente contrari al rinvio. Si ritirino tutti gli emendamenti farlocchi e si voti nel merito.Subito” ha tuonato la capogruppo Nunzia Catalfo. La Lega Nord con Calderoli ha invitato a “ritirare prima il Marcucci e poi ragionare su un rinvio dell’esame, sennò andiamo di là con qualche altro trucco. Non vorrei che la legge di una animalista venisse approvata grazie a un canguro…”. Un riferimento al passato impegno animalista della Cirinnà e all’emendamento Marcucci. Da segnalare anche il suo “ringraziamento all’onestà intellettuale di Airola, che chiede che problema c’è a votare il ddl dopo il ritiro del 90% dei nostri emendamenti”. Più tardi il capogruppo Gian Marco Centinaio sarà meno compìto e alla notizia del rinvio darà senza mezzi termini dei “cacasotto” ai senatori del Pd: “Di che cosa avete paura? Del voto? Fino a ieri facevate gli sbruffoni!”.

Contro il rinvio tout court anche il capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, che ha auspicato la contestuale “riapertura dei contenuti del ddl”, ma anche il suo ritorno in commissione e un approfondimento della giunta per il regolamento sulla ammissibilità del Marcucci. Con lui Gaetano Quagliariello di Idea-Gal. Favorevole al rinvio, ma per alzare l’asticella del confronto, l’alleato di governo Area popolare.

Il capogruppo Renato Schifani ha spiegato una volta di più che il gruppo è “favorevole al ricoscimento di diritti e doveri alle coppie omosessuali”. Stop. E tanto per cominciare il Marcucci va buttato perchè “sfugge alle logiche costituzionali”. I cattodem, silenziosi, esultano. Anche loro, in casa propria, possono alzare richieste e pretese con una forza insperata fino a ieri.

Il quadro è abbastanza chiaro e consente a Grasso di convocare la capigruppo. Lì si tenterà di affrontare inutilmente anche lo scoglio del supercanguro Marcucci. Impossibile scalfire la roccia. Il clima di diffidenza incrociata è troppo forte. Il Pd non considera minimamente affidabile il M5S e cerca nuovi equilibri, o nuovi passi procedurali, fino ad allora non toccherà il canguro. La lega Nord non ci pensa neppure a rinunciare ai suoi appigli regolamentari e così via. Sel cerca di proporre un ritiro di tutti i premissivi, ma viene subissata dai no. Meglio limitarsi a prendere un po di tempo per ricominciare tutto daccapo o quasi. Il Pd guarda all’arrivo di Renzi dal suo impegno ufficiale in Argentina e all’assemblea di domenica, intanto convoca un nuovo ufficio di presidenza alle 14.

Nel frattempo la senatrice Monica Cirinnà attraversa il Transatlantico fendendo l’aria con passo deciso. Si ferma e chiarisce con i giornalisti: “Mi prendo la responsabilità politica di essermi fidata del Movimento 5 Stelle, ma ci sono anche altre pesantissime vicende in campo. Personalmente pagherò il mio errore e chiuderò la mia carriera politica con questo scivolone, ma voglio che la genesi del ddl sulle unioni civili sia ben chiaro: abbiamo scritto la legge in tre, io, Lumia e Tonini e quel testo è frutto dell’accordo di tutto il partito”.Come a dire, non ci sto a fare da capro espiatorio anche per colpe politiche che non sono mie.